Sorpresa, la Torre Carrarese non ha padroni

PIOVE DI SACCO. La Torre Carrarese che funge da campanile del duomo di San Martino si scopre orfana: dell’antico mastio del castello eretto nel 1379 e dal 1415 diventato campanile, non si conosce la proprietà. La querelle è sorta di recente e vede protagonisti da una parte l’amministrazione comunale e dall’altra la parrocchia. Nessuna battaglia è in corso per accaparrarsi la proprietà del monumento, come tengono a precisare gli interessati che, anzi, in attesa che l’arcano sia svelato, hanno deciso di gestire in pacifica comproprietà la torre-campanile. Del resto, la duplice natura e funzione del bene ha radici che affondano in secoli di storia.
«La questione è stata sollevata dal commissario prefettizio in carica dopo la caduta della passata amministrazione», spiega l’assessore Simone Sartori, «quando si trovò a dover rinnovare la convenzione con il Centro turistico giovanile, l’associazione che cura le visite guidate alla Torre Carrarese. Siccome non c’è alcun documento che attesti che il bene sia di proprietà del Comune, la convenzione venne sospesa». Il quesito si è riproposto alla nuova giunta comunale: «A fronte dei dubbi sollevati dal commissario e dovendo rinnovare la convenzione per le visite alla Torre», racconta l’assessore, «abbiamo commissionato una ricerca archivistica per venire a capo della questione, ma lo studio effettuato non ha portato a conclusioni definitive». Il mastio fu eretto nel 1379, ma nel 1405, quando la Serenissima ebbe la meglio sui Carraresi, si esaurì la sua funzione difensiva e nel 1415 il governo veneziano accolse la richiesta della Collegiata, cioè della chiesa, di utilizzare la Torre come campanile. Fu allora che alla sua sommità venne aggiunto il castelletto che ospita le campane. «La questione nasce dal fatto che un edificio civile ha assunto funzione di campanile», si legge nella ricerca storica commissionata dal Comune, «ma da molto tempo usato anche come torre dell’orologio, la cui manutenzione secondo una delibera del 1879, spettava al Comune». Di un anno precedente era la richiesta della Fabbriceria della chiesa affinché il Comune restaurasse la torre campanaria, richiesta che fu respinta dalla giunta municipale «poiché la torre non appartiene al Comune bensì al Regio erario essendo la chiesa di jus patronato regio». Esiste una diffida datata 1833 secondo cui anche se il Demanio era venuto in possesso della Torre, la fabbriceria doveva comunque concorrere alle spese per la sua riparazione.
«Con don Gino Temporin si è deciso di gestire insieme la Torre», spiega Sartori, «come del resto si è sempre fatto. I dubbi sulla proprietà rimangono, ma non c’è alcun contenzioso». Una soluzione confermata dallo stesso rettore del Duomo: «La Torre rimane campanile e continua la sua funzione civica. Comune e Parrocchia ne rispondono insieme». «Una ricerca più approfondita che risolva la questione» è l’idea dell’assessore alla Cultura Paola Ranzato. «Potrebbe essere il tema della prossima edizione del Premio De Vivo rivolto a studi e tesi di laurea sul nostro territorio».
Elena Livieri
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