Sospetto amianto 16 vagoni sequestrati Aperta un’inchiesta

Era destinato alla demolizione anche l’ultimo lotto di vagoni merci di proprietà di Trenitalia, in sosta nello scalo ferroviario dell’Interporto di Padova lungo il binario 17. È il 4 settembre. Sul...

Era destinato alla demolizione anche l’ultimo lotto di vagoni merci di proprietà di Trenitalia, in sosta nello scalo ferroviario dell’Interporto di Padova lungo il binario 17. È il 4 settembre. Sul posto agenti della Polfer, tecnici dell’Arpav (l’Agenzia regionale per la protezione e prevenzione ambientale) e la polizia giudiziaria della procura padovana guidata dal procuratore Matteo Stuccilli. Ben 16 carri ferroviari vengono messi sotto sequestro: c’è il sospetto che siano foderate d’amianto alcune parti del carrello, in particolare la conchiglia della ralla e i patini di scorrimento del carrello stesso. Sul caso viene aperta un’inchiesta affidata al pubblico ministero Francesco Tonon, il magistrato che ha chiesto il provvedimento di sequestro. I vagoni, tutti merci, erano destinati alla Padana Rottami, azienda siderurgica che opera nell'ambito della lavorazione e del commercio di rottami ferrosi con sede operativa a Padova in Riviera Francia 9, dove si trovano le Acciaierie Venete, mentre la sede legale e gli uffici sono nel Trevigiano, a San Floriano una frazione di Castelfranco Veneto.

Facevano parte dell’ultimo lotto di un appalto di ben quattromila carri tutti affidati per lo smaltimento alla Padana Rottami che, a quanto pare, nulla sapeva della presenza di amianto. E che non avrebbe le attrezzature per affrontare e gestire la presenza del pericoloso minerale, bandito dalla produzione industriale nel 1992 a causa dell’estrema tossicità per la salute. La segnalazione su quel carico potenzialmente pericoloso sarebbe arrivata alla Polfer di Mestre. Ecco perché è entrata in campo l’autorità giudiziaria. Il pm Tonon dovrà ricostruire la storia di quei carri-merce per capire quando e come siano stati utilizzati da Trenitalia. E se sia stato esposto all’amianto il personale che ha lavorato a bordo. Ma il magistrato valuterà anche come mai il trattamento di un rifiuto così pericoloso non abbia seguito altri percorsi previsti dalle norme: l’amianto, infatti, ha procedure particolari di smaltimento che, purtroppo, sono costose.

Tutto ciò potrebbe portare l’autorità giudiziaria a ricostruire l’eventuale catena di responsabilità. Sono stati eseguiti prelievi e campionature che saranno sottoposte ad analisi. Non è escluso che, nei prossimi giorni, qualcuno finisca nel registro degli indagati per la violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro e per il mancato rispetto delle procedure stabilite nel trattamento di rifiuti pericolosi.

Di certo i lavoratori di Padana Rottami hanno rischiato di essere esposti alle fibre d’amianto. O, forse, potrebbero esserlo stati, se venissero accertate la demolizione e la distruzione dei precedenti lotti di vagoni con criteri diversi da quelli indicati dalle norme.

Cristina Genesin

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