Sotto il fango 75 auto «A papà non abbiamo mostrato il disastro»

Il salone Bellucco all’indomani dell’allagamento ha dovuto subire l’onta di una fila di compratori in cerca di affari facili

CASALSERUGO

L’acqua avanzava inesorabile, inghiottendo ogni cosa. L’abitazione di Giordano Nalin sotto l’argine di via Bacchiglione è stata fra le prime a finire sotto quei gorghi grigi di fango. «Avevamo fatto in tempo a sollevare i mobili con le casse utilizzate per il radicchio e a correre al piano superiore – racconta Nalin –. Ma ci è venuto subito in mente che giù erano rimaste le catenine e gli altri ori di famiglia. Ci siamo precipitati di sotto e ci siamo trovati di fronte a una scena che non dimenticheremo mai più: il letto galleggiava su quasi un metro e mezzo d’acqua, piegato di fianco. Con tutti gli altri mobili della camera. I nostri mobili...».

L’abitazione ora ha le finestre sempre spalancate nella speranza (vana) che il sole la asciughi del tutto. Nel frattempo i Nalin hanno messo mano a intonaci, serramenti, pavimenti, impianti dei bagni. Una scena a cui si può assistere in qualsiasi abitazione di Casalserugo colpita dall’alluvione. Ogni casa è un cantiere. Ogni tempio domestico è stato violato dalla furia dell’acqua fuoriuscita con violenza distruttrice dalla rotta del Roncajette. «Avevamo 25 quintali di radicchio di Treviso pronto per la spedizione – dice Nalin –. E’ andato completamente distrutto. Come pure quello quasi pronto nel campo». Danni complessivi patiti dai Nalin 174.000 euro. Finora indennizzati 45.000.

La figlia Chiara è stata fra le figure simbolo dell’alluvione. Una sua foto è finita su Sette del Corriere: la immortalava mentre con sguardo smarrito, da sola nella stanza, guardava il disastro prodotto dall’alluvione. Uno sguardo da «no comment», eloquente più di tante parole.

Un’altra immagine simbolo del calvario patito da Casalserugo è quella dell’autosalone Bellucco, lungo la provinciale. Un salone che lavorava a gonfie vele, creato da papà Delfino e che i figli Antonio, Andrea e Leopoldo avevano ingrandito nei muri e negli affari. Con il salone finirono a mollo anche le 75 auto che c’erano dentro, una parte delle quali nuove. «Non c’è stato il tempo per portarle fuori tutte – dice Andrea Bellucco – e poi chi avrebbe immaginato che l’acqua sarebbe arrivata fin qua? Quando il salone è finito sotto abbiamo portato via papà, per non fargli vedere quella scena». Poi i Bellucco hanno dovuto affrontare una scena penosa: la fila di compratori d’auto accalcatasi fin dal giorno dopo davanti al salone. Sciacalli, opportunisti? «Sì, certo hanno approfittato della situazione – dice Andrea Bellucco – Ma in realtà ci hanno fatto anche un favore. Con la svendita delle auto danneggiate abbiamo tirato su i primi soldini. E poi abbiamo liberato subito il capannone che dopo tre giorni con l’acqua alta era ridotto a una palude». Le auto recuperabili sono state smontate pezzo per pezzo, qualche parte è stata sostituita, l’interno è stato asciugato e ripulito. L’ultima, una Golf 5, sta per essere ultimata in questi giorni. «Per fortuna i clienti non ci hanno abbandonato – dice il fratello Antonio – e questa fiducia ci dà la forza di andare avanti».

(re.mal.)

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