Specializzate, competitive, forti le top 100 sono modelli di valore

Il 2012 è stato un anno difficile per l’economia italiana con una riduzione del Pil del 2,5%. Cinque anni dopo (2017) la crescita è stata dell’1,5% e nello stesso periodo il Veneto è passato da una...
20051129 - ROMA - ECO : OCSE: ITALIA; BENE L' OCCUPAZIONE, MA SERVONO ALTRE RIFORME..Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna in un'immagine di archivio dell' 8 luglio 2005. ..L' Ocse esprime una valutazione positiva sulla situazione del mercato del lavoro in Italia, che riflette fra l' altro la messa in regola continua degli immigrati ed il completamento dell' ultima fase delle riforme in questo settore. Per il 2006 e il 2007, peraltro, e' atteso un rallentamento, dal momento che non sono in cantiere ulteriori novita' normative, finalizzare a stimolare la crescita degli occupati...GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / PAL
20051129 - ROMA - ECO : OCSE: ITALIA; BENE L' OCCUPAZIONE, MA SERVONO ALTRE RIFORME..Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna in un'immagine di archivio dell' 8 luglio 2005. ..L' Ocse esprime una valutazione positiva sulla situazione del mercato del lavoro in Italia, che riflette fra l' altro la messa in regola continua degli immigrati ed il completamento dell' ultima fase delle riforme in questo settore. Per il 2006 e il 2007, peraltro, e' atteso un rallentamento, dal momento che non sono in cantiere ulteriori novita' normative, finalizzare a stimolare la crescita degli occupati...GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / PAL

Il 2012 è stato un anno difficile per l’economia italiana con una riduzione del Pil del 2,5%. Cinque anni dopo (2017) la crescita è stata dell’1,5% e nello stesso periodo il Veneto è passato da una riduzione del Pil dell’1,9% nel 2012 a un incremento dell’1,7% nel 2017, mostrando un livello elevato di vitalità e di dinamismo.

Quali sono stati i fattori e le aziende che hanno trainato la crescita?

L’analisi dei bilanci e il confronto dei principali indicatori economici e finanziari delle cento aziende più grandi per fatturato, che sono cresciute ininterrottamente dal 2012 al 2016 sia per fatturato sia per performance economica (mol o ebitda) e che sono localizzate nelle provincie di Padova, Treviso, Venezia, Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, offre uno spaccato importante per leggere l’evoluzione economica dei territori coinvolti.

Da un punto di vista geografico ventinove sono le aziende localizzate in Friuli Venezia Giulia e le rimanenti nelle provincie di Padova Treviso e Venezia, di cui 36 a Treviso, 21 a Padova e 14 a Venezia.

Il fatturato complessivo delle 100 aziende è cresciuto del 53% passando da poco più di 10 miliardi nel 2012 a 15.3 miliardi nel 2016 inoltre rispetto alla situazione pre-crisi (2007) l’incremento è del 105%. La provincia di Padova ha un fatturato aggregato di 4,2 miliardi nel 2016 poco inferiore rispetto al Friuli Venezia Giulia (4,3 miliardi) ma significativamente maggiore rispetto alle provincie di Treviso e Venezia.

I dati evidenziano come le aziende di Padova e Venezia abbiano una dimensione media significativamente maggiore rispetto sia a Treviso che al Friuli. Tale differenza è da ricondurre alla composizione settoriale ed in particolare alla presenza di aziende operanti nel commercio al dettaglio di prodotti alimentari caratterizzati da un relativamente elevato volume di ricavi.

I settori che hanno trainato la crescita sono l’alimentare (vino), la produzione di materiali in plastica, produzione di mobili, commercio all’ingrosso ed al dettaglio. È possibile, inoltre, individuare una specializzazione territoriale in alcuni settori specifici: circa il 33% delle aziende della provincia di Pordenone sono attive nella produzione e commercializzazione di mobili e arredi e il 28% delle aziende della provincia di Treviso opera nel settore alimentare ed in prevalenza nella produzione di vini. Nelle altre province, invece, non sono ravvisabili significative concentrazioni settoriali, mentre il diffuso trend positivo del commercio in tutte le provincie analizzate riflette il positivo andamento economico generale.

L’incremento del fatturato è associato ad una consistente crescita del margine operativo lordo che nel periodo 2012-2016 aumenta del 76% mentre il confronto con il periodo pre-crisi evidenzia un incremento complessivo del 148%. Tale elemento è di particolare rilievo perché evidenzia una spiccata capacità competitiva delle aziende esaminate che consente di conquistare nuovi mercati e clienti senza rinunciare a margini di redditività, anzi incrementandoli anche rispetto al periodo pre-crisi. Si consideri, a tal proposito, come nel complesso l’Italia, nonostante la crescita del Pil, stenti a raggiungere i livelli di ricchezza pro-capite del 2007 mentre le aziende analizzate hanno raggiunto simultaneamente un incremento del fatturato e della redditività: solo quattro aziende su cento hanno livelli di ebitda inferiori al 2007.

Come è stato possibile raggiungere risultati così rilevanti?

Gli aspetti di maggior rilievo sono due. Primo: la capacità competitiva che pone le aziende analizzate all’interno delle catene del valore globali in posizioni non marginali e non subalterne. Tale condizione è il risultato di sforzi significativi in termini di innovazione ed investimenti. Questi ultimi sono cresciuti del 124% rispetto al 2007 e testimoniano un profondo processo di cambiamento delle strutture aziendali che trova nelle capacità manageriali e imprenditoriali la risorsa base per progettare e costruire lo sviluppo aziendale anche in momenti di crisi. Secondo: il consistente miglioramento delle strutture finanziarie delle aziende.

Gli investimenti, infatti, sono stati finanziati per il 50% con aumenti del patrimonio netto, cioè con la ricchezza investita in modo diretto dagli azionisti. In tale ambito, si è assistito ad una consistente riduzione dell’indebitamento e a un incremento della sostenibilità dello stesso. Un indicatore spesso utilizzato per analizzare la sostenibilità dell’indebitamento è il rapporto tra la posizione finanziaria netta (debiti finanziari) e l’ebitda. Convenzionalmente, si ritiene che tale rapporto debba essere inferiore a tre, altrimenti le risorse economiche generate dalla gestione operativa devono essere usate prevalentemente per rimborsare i finanziamenti piuttosto che per lo sviluppo dell’azienda. Nel 2007 solo metà delle aziende analizzate presentava valori di tale rapporto inferiori a tre mentre nel 2012 (primo anno della nostra analisi) le aziende caratterizzate da una elevata sostenibilità dell’indebitamento erano più di 70, per diventare 86 nel 2016. È importante osservare come il processo di rafforzamento della situazione finanziaria e patrimoniale è stato in larga parte realizzato prima delle difficoltà e del salvataggio delle banche venete ed è quindi attribuibile a una scelta lungimirante orientata a costruire una delle condizioni essenziali per operare nei mercati globali: la solidità patrimoniale. La dimensione e una adeguata elasticità da un punto di vista finanziario appaiono, infatti, sempre più come condizioni abilitanti per giocare da protagonisti ed essere competitivi nelle catene internazionali del valore. La solidità della struttura finanziaria, infatti, permette alle aziende di avere un ruolo attivo anche nei processi di aggregazione a livello internazionale, consentendo una presenza legata non solo alla dimensione commerciale.

Va da sé che tali posizioni anche se di successo non possono essere mai considerate come acquisite in modo definitivo. A tal riguardo, i rischi principali sono riconducibili ai processi di digitalizzazione dei processi di produzione e scambio, che potrebbero rendere obsolete molte competenze attualmente utilizzate e modificare in modo radicale le dimensioni competitive, e le dinamiche geopolitiche internazionali che hanno un impatto diretto sulle catene globali del valore e quindi sull’operatività delle aziende.

*prorettore Unipd

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