«Spunta un teste, nuovo processo»

L’imputata è all’ergastolo per aver ucciso la madre dell’amica
processo cusin a
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Il 22 febbraio 2013 Alessandra Cusin, la 40enne residente a Padova in via Manara 15, era stata condannata all’ergastolo per l'omicidio di Maria Armando Montanaro, l'infermiera (madre di una sua amica) assassinata a 43 anni, con 21 coltellate, nella sua casa veronese di San Bonifacio il 23 febbraio 1994. Una sentenza confermata nei diversi gradi di giudizio (l’8 gennaio 2016 dalla Corte di Cassazione) e ora definitiva. Ma la responsabilità penale dell’orrendo delitto potrebbe essere riletta alla luce di un nuova testimonianza. Almeno è la convinzione del difensore di Cusin, il penalista Alessandro Cogo, che si prepara a chiedere la revisione del processo mentre sta per cominciare il processo in primo grado a carico dei sospetti quattro complici, prima udienza il prossimo 9 settembre. Il 26 luglio scorso è stato interrogato dai carabinieri Giorgio B., 54 anni, titolare dell’edicola di San Bonifacio dove il mercoledì la vittima acquistava “Sorrisi e Canzoni tivù” e il quotidiano L’Arena. Ha raccontato l’uomo: «Il pomeriggio dell’omicidio ho visto l’auto della signora Armando. Lei guidava, come al solito nel passare davanti alla mia edicola ha suonato il clacson e mi ha salutato. Si dirigeva verso via Caprera... svoltando a destra ho visto che accanto a lei c’era un’altra persona, probabilmente una donna con una capigliatura riccia e molto voluminosa tanto da coprire tutto il sedile. I capelli erano castano scuro». Un ritratto che non corrisponde a quello della Cusin. Giorgio B., che conosceva bene Maria Armando, non aveva identificato nella sconosciuta nemmeno una delle figlie della donna. Venerdì sul banco degli imputati siederanno le due figlie di Maria Armando, Katia e Cristina Montanaro, l’allora amica delle giovani Marika Cozzula e Salvador Versaci, all’epoca dei fatti fidanzato di Cristina. (cri.gen.)

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