Stop all'elio per l'embargo al Qatar, negozio in crisi
Le titolari del Baloon Express ad Albignasego: «Costrette a chiudere»

Le sorelle Monica e Claudia Pengo, titolari del negozio Baloon Express ad Albignasego (Foto Piran)
ALBIGNASEGO. L’embargo in atto verso il Qatar rischia di far chiudere un negozio di Albignasego. Come può un provvedimento di politica internazionale attuato nel Golfo Persico abbattersi pesantemente su un’attività commerciale di un Comune padovano? Può, se il Paese in questione è uno dei primi esportatori di gas elio e il blocco della produzione ed esportazione ha determinato un calo mondiale delle scorte del gas, usato per gonfiare i palloncini.
E la Balloon express shop di Albignasego quello fa, crea sculture per feste e ricorrenze con i palloncini di lattice e mylar, gonfiati con l’elio.

DORO - FOTOPIRAN - ALBIGNASEGO - BALOON EXPRESS SHOP
«Ci scusiamo con i nostri clienti. La situazione è grave e per noi diventa difficile garantire prezzi e disponibilità. Chiediamo la gentilezza di comprendere se ci rifiutiamo di gonfiare i palloni che portate da casa. Gestiamo di giorno in giorno le prenotazioni e faremo il possibile per non lasciarvi festeggiare senza l’allegria dei palloncini. Aiutateci a superare questo momento, che mette a dura prova il nostro settore».
Con queste parole le due titolari, Monica e Claudia Pengo, hanno comunicato ieri ai clienti la loro difficoltà a soddisfare le richieste: se rifiutano di gonfiare dei palloncini, non è per un atto di scortesia, ma proprio perché l’elio non è più disponibile nella medesima quantità di prima. «Da qualche mese facciamo difficoltà a rifornirci di elio» racconta Monica Pengo, che insieme alla sorella Claudia da undici anni gestisce il negozio in via Roma, ad Albignasego. «Ma ultimamente la situazione è peggiorata improvvisamente. Il fenomeno si è manifestato prima al Sud e poi adesso anche qui nel Nord Italia: da una settimana la situazione da seria si è fatta drammatica, poiché invece di otto bombole ce n’è arrivata una sola e alcuni colleghi si trovano i prezzi quadruplicati. Una negoziante siciliana ci ha raccontato di aver pagato una bombola di gas ben 600 euro: a quanto dovremmo vendere i palloncini per rientrare nelle spese? ».
I fornitori prima dei negozi, preferiscono approvvigionare di elio gli ospedali e le strutture sanitarie. L’elio, infatti, non serve soltanto a gonfiare palloncini e, in scala più grande, mongolfiere e palloni aerostatici per le misure delle condizioni meteo.
Viene utilizzato anche in molti dispositivi elettronici e medici, comprese le macchine per la risonanza magnetica, così come nella ricerca chimica e la produzione aerospaziale. «Solo dopo arriviamo noi commercianti» prosegue Monica, «ma questo sta causando grandi problemi alle nostre attività, proprio in questo periodo dell’anno, in cui tra cerimonie di matrimoni, cresime e comunioni le decorazioni di palloncini sono particolarmente richieste. Tra l’altro, diversamente dai negozi di giocattoli, noi siamo specializzati unicamente nella fornitura di palloncini: se finirà l’elio, saremo costrette a chiudere, perché non sarà più possibile per noi pagare l’affitto e le tasse. Siamo davvero tanto demoralizzate: sono undici anni che lavoriamo in questo negozio, che dà da vivere ad entrambe. Il nostro lavoro ci ha dato tante soddisfazioni, da noi si servono clienti anche da fuori regione. E partecipare ai momenti festosi delle persone dà gioia anche a noi. Ci hanno detto che la situazione dovrebbe migliorare: ma fino ad una soluzione del problema, viviamo di giorno in giorno, cercando di soddisfare al meglio le richieste dei clienti». Per capire quanto difficile sia l’approvvigionamento di elio basti pensare che al Balloon express shop consumano tra le otto e le dieci bombole di gas in un mese: ma il fornitore ha portato loro soltanto una bombola grande e una piccola ed è con questo che devono fare i conti. «Può capitare che in un solo sabato consumiamo una bombola intera: siamo costrette pertanto a razionare il gas. Quando possiamo li gonfiamo ad aria, ma non sempre è possibile. Ci scusiamo davvero con i clienti, ma il problema riguarda l’intero pianeta e sappiamo che gli altri nostri colleghi stanno vivendo le stesse, difficili ore».
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