«Strano destino quello di Ts'ui Pên (...): tutto abbandonò per comporre ...

«Strano destino quello di Ts'ui Pên (...): tutto abbandonò per comporre un libro e un labirinto (...). Alla sua morte i suoi ereditieri non trovarono che manoscritti caotici».  Il protagonista del racconto di Jorge Luis Borges, Il giardino dei sentieri che si biforcano, è il bisnipote di un immaginario saggio che scrive un libro in cui il tempo è il silenzioso protagonista. Il tempo, per questo bizzarro antenato, è quello del sogno dove tutto è possibile e la scelta non è l'esclusione di una strada, ma la momentanea biforcazione del tempo.  E' la stessa dimensione dell'universo de «La Biblioteca di Babele» dove gli uomini sistemano e cercano libri, posizionati su scaffali collegati da gallerie e piani che si ripetono, quasi a formare un dipinto di Escher. Ed è ancora il sogno, questa volta dell'architetto Randoll Coate, il luogo da cui proviene il progetto del labirinto inaugurato ieri alla Fondazione Cini, dedicato allo scrittore argentino (di cui proprio ieri cadeva l'anniversario della morte, avvenuta nel 1986), alla presenza della vedova Maria Kodoma.  Saranno stati i lunghi capelli striati di bianco sciolti su un abito color perla o la grande spilla luccicante a forma di libellula all'altezza del cuore, fatto sta che la donna di origine giapponese pare uscire pure lei da un sogno, o meglio, dalla poesia che lo scrittore le dedicò paragonandola alla luna.  «Venezia per mio marito era un sogno di felicità. Adorava il silenzio di questo luogo, amava l'acqua e, dopo Buenos Aires, questa è di certo la città più borgesiana che ci sia», afferma la Kodoma, aggiungendo che l'unica condizione per la realizzazione del labirinto era la presenza di una biblioteca.  La realizzazione del giardino, composto da 2.327 cespugli di bosso, alti 75 cm e disposti su un'area di 2.300 metri quadrati, è stata portata avanti dal 2005 con passione e pazienza, perseguendo il desiderio di concretizzare un sogno.  L'omaggio a Borges sarà lo sfondo per le future attività promosse da Pedro Memelsdorff, direttore del programma musicale, incentrate sulla relazione tra linguaggio verbale e metaverbale. Per adesso i residenti del comune possono accedere al labirinto gratuitamente nel fine settimana (per orari e visite consultare il sito www.cini.it).  Durante la presentazione il presidente Giovanni Bazoli ha annunciato l'ingresso di tre nuovi membri (Philippe Daverio, Marisa Bruni Tedeschi, Marco Brunelli e Gabriele Galatieri di Genola) nel consiglio generale e il commiato di due (Tarak Ben Anmar e Antoine Bernheim).  Visto dall'alto il labirinto, ubicato tra la biblioteca della Fondazione e gli orti, ha il perimetro di un rettangolo: se si divide la figura geometrica a metà, nella parte lunga superiore, formato dalle siepi, è scritto il suo nome che si riflette specularmene nella parte inferiore. Le due «O» formano una clessidra dove il visitatore vagabonda, perdendosi in uno spazio che altro non è che l'esperienza della biforcazione del tempo.  Ci si ritrova all'interno di un labirinto più grande che è il mondo infinito di Borges, in cui ogni uomo è il sogno di un altro uomo. Per ricordare la cecità che colpì gradualmente lo scrittore, Adam Lowe, artista e ormai permanente collaboratore della Fondazione, vuole arricchire il percorso del labirinto e costruire lungo la siepe un corrimano per ciechi, con il racconto del giardino inciso in braille.  Qui tutto può accadere: guardando una libellula che vola sui cespugli ci si domanda se, nel mondo di Borges, sia la signora Kodoma o lo scrittore stesso, apparso come in un sogno da una delle infinite finestre del tempo.

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