Stroncato da infarto a 43 anni l'iron man di Cittadella

CITTADELLA. Un arresto cardiaco ha stroncato il cuore dell’“uomo di ferro” di Cittadella. Il campione di triathlon Enrico Busatto, 43 anni, è morto martedì mattina alle 6.30 nella sua azienda, la Antico Legno, che ha sede nella frazione cittadellese di Pozzetto.
Enrico lascia una famiglia bellissima: la moglie Elisa Tonin e i tre figli, Sofia di 15 anni, Elena di 12, e Alberto di 10. Attraversano ore di dolore infinito il padre Adriano, la mamma Gabriella, e poi i fratelli Lara, Ernesto e Lisa. Tante le persone che in queste ore sono vicine alla famiglia, alcune lasciano anche un ricordo, un frammento di Enrico su Facebook: perché tutti gli volevano bene. Per dare un senso, qualcuno prova a dirsi che «con quel suo cuore ha dato troppo».

Martedì mattina Enrico si è svegliato all’alba. «Si è alzato alle 6», racconta la moglie, «e mi ha solo detto “vado a fare una corsetta”». La Antico Legno dista un paio di chilometri dalla villetta. Le telecamere dell’azienda hanno registrato il suo arrivo intorno alle 6.15. Poi è entrato, e da allora il buio. «È passato ad aprire l’ufficio, un cliente doveva arrivare alle 7 e lo ha trovato steso sul pavimento», continua la compagna. In quei momenti concitatissimi sono arrivati la sorella e il fratello con un dipendente, gli hanno praticato il massaggio cardiaco ed è partita la chiamata al 118: l’ambulanza, la corsa disperata in ospedale, ma non è servito a nulla.
«Era partito con pantaloncini e maglietta, a piedi. In questi giorni non si era allenato molto. Domenica era andato via in bici, lunedì non ha fatto nessun tipo di attività. Stava bene», sottolinea la moglie. «Non aveva disturbi, nulla di nulla. Era meticoloso. Certo, si metteva alla prova, ma se avesse appena sentito un dolore, non si sarebbe messo a correre».
I carabinieri di Cittadella hanno raggiunto il luogo della tragedia per i rilievi; sul corpo verrà effettuata l’autopsia, che cercherà di dare una spiegazione al dramma. La famiglia ha dato il via libera all’espianto degli organi, ultimo atto d’amore di un uomo dai muscoli d’acciaio e dagli occhi teneri, dolci, quelli di una persona buona. Enrico Busatto amava vivere in maniera totale, ed era disposto a grandi sacrifici per conciliare l’amore per lo sport con la famiglia e il lavoro. Lui stesso lo diceva: «Devo fare tanti, tanti sacrifici». E così riusciva, togliendo ore al riposo, ad allenarsi, andava a nuotare in piscina al mattino, la sera correva, nei fine settimana si dedicava alla bici. E così riusciva a togliersi soddisfazioni eccellendo a livello mondiale nel triathlon, con performance a Las Vegas, nelle Isole Canarie, alle Hawaii, a Maiorca, a Roth in Germania, e si potrebbe continuare.
Ovunque fosse, si cimentava in tre discipline sportive contemporaneamente, lui che in gioventù era stato un buon calciatore: 2 chilometri in acqua, 90 in bici, mezza maratona a piedi, il tutto in 5 ore. La sua prima tifosa era sua moglie, che lo sosteneva in tutto. «Ci siamo sposati nel 2000», racconta lei, «e sono nati i nostri tre figli. Anche a loro Enrico ha trasmesso la passione per lo sport». In prima fila nelle attività dei Maratoneti Cittadellesi, è diventato socio del Panathlon, con l’amico Davide Baggio ha lanciato Mas Triathlon. «Sono sempre stata la sua prima tifosa e sostenitrice. Il primo ironman lo abbiamo fatto a Klagenfurt in Austria», le parole della compagna. Amava lo sport, nella sua dimensione autentica: «Stava partecipando al torneo di calcetto di Pozzetto, aveva organizzato una squadra. Adorava trasmettere ai giovani il senso dello sport, il benessere insieme fisico e spirituale, la dimensione del gruppo, dell'amicizia. Lui era così, era un generoso», conclude la moglie.
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