«Studenti, ecco come usare il bagno alla turca»

Protestano al liceo Fusinato per il cartello con le istruzioni appeso dagli insegnanti

PALESTRO. Al liceo linguistico Fusinato, in via Divisione Folgore, sulle porte dei bagni è apparso da qualche giorno un cartello che istruisce sull’uso delle toilette alla turca. I ragazzi dapprima l’hanno presa a ridere, poi hanno accusato il colpo e si sono indispettiti: «Ma ci prendono davvero per degli impediti?», tuonano, «la prossima volta cosa dobbiamo aspettarci, il kit con i pannolini per lattanti?». E su Facebook si scatena l’ironia.

A dare una spiegazione ci pensa la preside, Antonella Visentin: «La scuola», scandisce, «non insegna come andare in bagno, ma come evitare un uso improprio dei bagni, ad esempio usando i water come pattumiere e gettandovi dentro delle lattine (episodio accaduto con notevoli disagi idraulici) con il rischio di intasarli e gravare sulle finanze dell’istituto. Il cartello dunque vuole indicare un uso responsabile degli spazi comuni».

Gli studenti riferiscono anche di essere stati più volte ammoniti dal personale Ata: «siamo accusati di lasciare i bagni sporchi», attacca Fabio, rappresentante di una classe terza, «in realtà sono puliti troppo poco rispetto al numero di studenti che li utilizza tutti i giorni». Pronta la risposta della dirigente: «non abbiamo, ovviamente, né telecamere né sorveglianza diretta nei bagni, dunque ci fidiamo della responsabilità dei nostri ragazzi che, al Fusinato, sono più di 700 e, devo dire, molto educati. Tuttavia bastano le bravate di 2 o 3 per creare un concreto disagio. Non potendo identificare i diretti interessati, ci sono state delle ammonizioni collettive. Mai minacce, tanto meno sospensioni (che, del resto, riguardano sempre individui e mai gruppi) solo ammonizioni sull’uso corretto dell’ambiente della scuola che è la loro casa. Devo sottolineare che non ho avuto segnalazioni da parte dei ragazzi. Se fosse ne parleremmo insieme. Che ne discutano sui social network lo trovo normale: la scuola rappresenta buona parte della loro vita, di cosa dovrebbero parlare altrimenti?».

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