Studenti, in piazza il Selvatico: «Spesi 14 mila euro per i badge»

PADOVA. Un corteo ordinato, molto colorato e dalla spiccata allegria ha attraversato questa mattina il centro cittadino partendo da via Belzoni fino alla scalinata di palazzo Moroni. In fila, tra pois e cappelli sgargianti, gli studenti del liceo artistico Selvatico (succursale del Portello): hanno dato vita ad una mostra estemporanea incatenando le fotocopie dei loro badge in un corridoio che si collega al «Flusso della ragione» di Fabrizio Plessi, in scena a palazzo della Ragione nel calendario della rassegna «Ram.»
L’happening dei ragazzi della IV A, in tutto una cinquantina, attraversa il flusso esistenziale della loro creatività ma finisce per sbattere violentemente contro tagli, limiti e austerity: la creta che manca; i colori che non sono sufficienti; i banchi e le sedie da passarsi di classe in classe; la connessione in rete che è ancora un miraggio per la maggior parte delle classi; i pc conquistati grazie ai concorsi vinti (3 solo nell’ultimo anno) che non bastano per tutti. «Però poi la scuola», tuonano i ragazzi, «spende 14 mila euro (7 mila a plesso) per fornirci di badge». Una spesa che, dal loro punto di vista, è «superflua: con tutti quei soldi potevamo garantirci il rifornimento della materia prima, quella che ci serve quotidianamente per lavorare, crescere ed imparare».
Costretti a “timbrare” come lavoratori la loro giornata scolastica, ma privati delle risorse necessarie alla didattica. Accanto agli studenti la professoressa di storia dell’arte Floriana Rigo che ha accompagnato la scolaresca alla mostra di Plessi come «uscita didattica e formativa», scandisce, «che è anche l’occasione per dare voce ai loro bisogni». Così ogni artista studente ha portato con sé un oggetto rappresentativo del suo essere: chi lo skateboard, chi i colori, chi i propri lavori, chi lo sgabello del pittore. Tutto collegato alla stringa di beige bagnata dalla pioggia che ha segnato il passo della loro protesta: «facciamo i conti con una didattica antiquata», conferma la prof, «tuttavia l’innovazione viene applicata come controllo verso i ragazzi e non per migliorare la scuola. Basti pensare che disponiamo solo di 2 lavagne multimediali. Non siamo davanti al Comune per battere cassa, non abbiamo nulla da rimproverare all’Amministrazione comunale perché sappiamo che è la Provincia che disattende agli impegni. L’obiettivo di questa mattina è sensibilizzare l’opinione pubblica: bisogna capire che questi ragazzi sono il petrolio della società, la risorsa pulita capace di potenziare l’intero paese, dagli affreschi al cibo made in italy». Altrimenti «saremo una scuola d’arte senza arte», chiosa Carlotta Fornari, 18 anni, una delle giovani artiste, «ovvero una scuola allo sbando».
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