Suor Annarosa monaca eremita «Sola in preghiera»

««Suor Annarosa, se desideri essere consacrata monaca eremita nella Chiesa, vieni avanti». «Mi hai chiamata, eccomi Signore». Poi una lunga litania, durante la quale Annarosa è rimasta prostrata a terra, con il viso sul pavimento, ai piedi dell’altare di San Nicolò. E così la sua vita si è chiusa al mondo esterno. Ieri, nella chiesa di San Nicolò, il vescovo Antonio Mattiazzo ha accompagnato il rito della professione monastica. Annarosa Guerra ha 54 anni, è originaria di Ferrara e tre anni fa, nel giardino degli Ulivi di Gerusalemme, proprio con il vescovo Antonio, ha espresso per la prima volta il desiderio di diventare eremita. Da ieri è una persona consacrata al Signore, chiamata a vivere da sola, monaca, in una casa sopra il Duomo, che è diventato il suo eremo. Vive nel silenzio, nella solitudine e nella clausura, moglie mistica di Cristo in un atto continuo di adorazione e di lode a Dio. Tuttavia dovrà lavorare perché ancora lontana dall’età della pensione. Per questo ha trovato un accordo con il vescovo: dedicherà alcune ore del giorno alla segreteria di Antonio nella maggiore riservatezza possibile.
«Nella mia vita non cambierà niente, sono felice perché sposa del Signore». Con queste parole Annarosa si è congedata dalla mamma, dai fratelli e dagli amici che ieri l’hanno salutata per l’ultima volta. È radiosa: sorride, stringe le mani, abbraccia tutti e non smette di ringraziare Dio. Cosa farà adesso? «Sarà il Signore a fare su di me quello che vuole. Lavorerò, è giusto lavorare per mantenersi. Ma gran parte della giornata sarà dedicata alla preghiera perché fa diventare una cosa sacra la vita. La relazione con gli altri avverrà in un’altra dimensione». Nella Diocesi di Padova gli eremiti sono sette. Il primo è stato padre Maria Domenico Fabbian, nel 2000. In questi dodici anni hanno seguito il suo esempio suor Maria Teresa Pozzati, suor Michela Mamprin, padre Renato Cappelletto, suor Annarosa Guerra e suor Maria Grazia Masiero. Mentre Giampaolo Tormenta, 69 anni, originario di Cornuda, lo scorso 8 settembre, è stato il primo laico in Diocesi a scegliere la professione semplice di vita eremitica, senza diventare sacerdote. Inoltre in città c’è il convento di clausura di via Cesarotti, considerato un altro eremo anche se di comunità e quello sui Colli. Tutti i cattolici ieri sono stati chiamati a riflettere su questa logica radicale, per alcuni strana e inconcepibile. «L'eremita non fugge del mondo», scandisce il vescovo Antonio, «La sua è una solitudine solo esteriore per realizzare la pienezza interiore».
Elvira Scigliano
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