Suor Margherita festeggia i settant’anni di vocazione

TREBASELEGHE. Per suor Margherita Vedoato dell'Ordine delle Domenicane ieri è stata una domenica speciale: ha festeggiato i 70 anni di professione religiosa. Per lei, per 3 consorelle - suor Maria Caterina Miele e suor Gilda Toscani con il 60º anniversario, suor Maria Grazia Doveri con il 50º - e per altri religiosi il Patriarca Moraglia ha presieduto in Basilica di San Marco la cerimonia dei "giubilei". Suor Margherita, nata a Trebaseleghe il 2 luglio 1929, vive a Cannaregio. Si alza alle 5,15, prega, lavora in portineria, ricama e di domenica fa corone. Le piace leggere, soprattutto le vite dei santi. La sua vita - è infermiera - è un'instancabile testimonianza di fede e di aiuto al prossimo. Dopo la morte della madre Margherita, inferma per oltre 10 anni, entrò in convento a Roma; a 16 anni lasciò la famiglia, i 5 fratelli e il padre. «Mi salutò con 2 sberle. “Questa casa non è più per te”», ricorda la religiosa che ha un carattere allegro, mite, socievole. Suor Margherita ricorda il giorno dei voti perpetui: era a Bologna, da lì raggiunse la Casa di Roma. La superiora le consegnò i vestiti e le scarpe. «Erano da uomo. Le indossai senza battere ciglio. C'erano severità e povertà. Là trovai mio padre, pianse tutto il giorno e voleva portarmi a casa. Avevo un abito bianco da sposa con una corona in testa. Ero felice e non ho mai tradito la mia scelta». A Bologna per ricostruire la scuola bombardata quasi ogni notte andava a vegliare le salme nelle case, nelle chiese, nelle celle mortuarie. Poi andò a Modena, a Bergamo, a Pordenone in un asilo frequentato da 900 bambini, a Casale Monferrrato. Di giorno lavorava in cucina e in guardaroba, di notte pregava e ricamava. «Ho visto tanta povertà. Talvolta mi rivolgevo al Signore: “Dove sei?”». Da un anno e mezzo è a Venezia. In questi giorni segue con dolore la storia del sacerdote padovano e della sua canonica a luci rosse: «Quando i preti sbagliano ai laici sorgono dubbi e le chiese si svuotano. L'esempio è tutto. A me dà vita il sentirmi utile al prossimo».
Nadia De Lazzari
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