Tabaccaio spara e uccide il ladro: posso riaprire il negozio?

CORREZZOLA. «Posso riaprire il mio negozio stamattina? Ho la resa dei giornali da fare...». Freddo, lucido, senza tradire particolari emozioni, Franco Birolo all’alba di ieri era già pronto a mettersi al lavoro, come tutti i giorni. Come se nulla fosse accaduto. Invece, tutto è accaduto l’altra notte. E, come in un drammatico film poliziesco, il commerciante oggi si ritrova a fare i conti con un morto e un’accusa di omicidio volontario dopo aver reagito all’assalto dei malviventi con tecnica militare. Una tecnica imparata durante il servizio di leva svolto nel battaglione paracadutisti.
Il pubblico ministero Benedetto Roberti lo ha iscritto nel registro degli indagati. Atto dovuto, certo, all’indomani dell’assalto alla sua edicola-tabaccheria di Civè finita in tragedia. Già nella notte gli investigatori avevano informato il quarantasettenne che sarebbe inevitabilmente finito sotto inchiesta. Così è stato e Franco Birolo, classe 1965, incensurato, ha subito incaricato un difensore di fiducia, il penalista Luigino Martellato con studio a Dolo, anche se a suo carico, almeno per il momento, non è stato chiesto e firmato alcun provvedimento restrittivo. L’altra notte, anche con quel morto sulla strada a pochi passi da casa sua, non ha perso la calma, preoccupato di avere accanto la moglie. Ai carabinieri ha raccontato con voce ferma di aver subito in passato altri furti. E di avere il regolare porto d’armi, come è stato accertato. Giovedì, poco prima delle due, dormiva con la sua Glock semiautomatica calibro 9 a portata di mano nell’appartamento sopra la sua edicola-tabaccheria. Quando ha sentito scattare l’allarme - ha continuato - non ha avuto alcuna esitazione: si è infilato i pantaloni e la maglia della tuta, ha impugnato la pistola e, nel brevissimo percorso tra l’abitazione e il piccolo esercizio commerciale, ha caricato l’arma. Il resto è un flash di pochi istanti. Uno contro tutti. Ovvero Franco Birolo contro quattro o cinque ragazzi dell’Est, sbandati, vent’anni o poco più, con i vestiti rattoppati e le scarpe rotte e sporche di fango. Non sono armati, ma lo si scoprirà solo più tardi: Franco Birolo non aggiunge nulla in proposito. Racconta di aver corso velocissimo giù per le scale, di essere entrato nel negozio e di aver sparato appena si è accorto di avere al suo fianco uno dei malviventi: un solo colpo che ha ferito a morte il ladro. Il proiettile - chiarirà il medico Claudio Rago dell’Istituto di Medicina legale, incaricato di svolgere l’autopsia - è penetrato sotto l’ascella destra, fuoriuscendo dalla parte opposta. Il giovane, sui vent’anni, spira in pochi minuti: potrebbe essere stata la lesione a un polmone a provocare un’emorragia mortale. Scontata una perizia balistica per ricostruire nel dettaglio l’accaduto: Birolo potrà a sua volta designare un consulente di parte. Non è una grana da poco quella di cui si ritrova protagonista il commerciante, anche in forza del fatto che non sono state trovate armi a disposizione dei ladri. Il che potrà rendere difficile la dimostrazione di un reato più lieve come l’eccesso colposo di legittima difesa da parte di Birolo che ha confermato un’ottima conoscenza della tecnica militare impiegata nei confronti del predone incappucciato. Un predone da quattro soldi, carne da macello come i suoi compagni arruolati in Moldavia o in Romania da qualche gruppo criminale, pronto a organizzare batterie di ragazzini da mandare sul territorio per far razzie.
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