Tabaccaio uccise il ladro, il vescovo contro giudice: «Civè, pena esagerata» / Sondaggio

Intervento di monsignor Tessarollo sulla condanna di Franco  Birolo a 2,8 anni e 325 mila euro di risarcimento: «Un  padre, un lavoratore non deve vedere la sua casa violata»
Il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo
Il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo

CHIOGGIA. Un vitalizio per aver esercitato il “lavoro di ladro”.

Non manca di qualche cenno ironico il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, nel commentare la recente sentenza del giudice Beatrice Bergamasco che ha condannato il tabaccaio di Civè di Correzzola, Franco Birolo, a due anni e otto mesi e un risarcimento di 325 mila euro per aver ucciso il ladro moldavo che voleva derubarlo.

Il vescovo ha commentato la sentenza nell’editoriale del numero 5 del settimanale diocesano “Nuova Scintilla”, uscito domenica scorsa, prendendo le difese di Birolo, suscitando subito ondate di commenti. Tutti positivi. Che un alto prelato si metta nei panni di un uomo che per difendere il proprio lavoro e le proprie fatiche è arrivato anche ai mezzi estremi piace alla gente che da giorni critica la sentenza del giudice padovano.

BARON.RAPINA TABACCHINO CIVE' DI CORREZZOLA
BARON.RAPINA TABACCHINO CIVE' DI CORREZZOLA

I fatti. La notte del 26 aprile 2012 il giovane moldavo Igor Ursu si introduce nella tabaccheria di Birolo, a Civè di Correzzola, per portare via l’incasso. Il titolare, che vive con la famiglia sopra l’attività, sente dei rumori, scende, viene aggredito dal bandito e spara colpendolo a morte.

Il vescovo di Chioggia contro il giudice che ha condannato il tabaccaio che uccise il ladro: voi con chi state?
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Il 28 gennaio 2016 il giudice Beatrice Bergamasco condanna Birolo a due anni e otto mesi e accoglie la richiesta dei parenti della vittima di un risarcimento, stimato in 325 mila euro. Una sentenza che provoca subito forti contestazioni nella gente comune, che crede nel diritto di legittima difesa. La giudice riceve minacce via web e viene posta sotto scorta, provocando nuova indignazione tra le gente.

La condanna: 2 anni e 8 mesi, 325 mila euro di risarcimento
La condanna: 2 anni e 8 mesi, 325 mila euro di risarcimento

Il vescovo interviene. Il peso della sentenza non ha lasciato indifferente nemmeno il vescovo di Chioggia, che ha affidato all’editoriale del settimanale diocesano il suo pensiero. «Volevo stimolare una riflessione su questo episodio», spiega monsignor Tessarollo, «e credo di esserci riuscito perché in molti mi hanno contattato. Credo che il giudice non abbia tenuto conto di tutti gli elementi. Si sia messa molto nei panni del ladro e della sua famiglia, ma poco in quelli del tabaccaio e della sua famiglia. C’è stata di sicuro una sproporzione di legittima difesa, dato che il ladro non era armato, ma vi è una sproporzione anche nella sentenza".

Eccesso di difesa: «È stato ucciso mentre scappava» / Sondaggio
Franco Birolo nella sua tabaccheria a Correzzola: ha ucciso un ladro ed è stato condannato

"Nella pena reclusiva e in quella monetaria: 325 mila euro sono mille euro al mese per 27 anni, un bel vitalizio ottenuto dai familiari per l’incidente accadutogli nel suo “lavoro notturno di ladro e scassinatore”. Il sentire della gente parte da un altro punto di vista. Un padre di famiglia, un imprenditore, un lavoratore, che sta a casa sua ha diritto di non vedere violata la sua casa, derubati i suoi beni, minacciata la quiete e tranquillità sua e dei suoi familiari. La vita delle persone non è solo vita fisica, ma un complesso di realtà come anche la casa, l’attività, la libertà, lo spazio vitale, il progetto di vita e la propria sicurezza, in una parola l’insieme dei propri diritti umani e civili. Basta che uno si presenti senza armi perché gli sia assicurata l’incolumità, mentre lui viola palesemente i diritti

Franco Birolo all'uscita dal Tribunale di Padova
Franco Birolo all'uscita dal Tribunale di Padova

Appello ai giudici. «La vita comprende un insieme di condizioni», continua Tessarollo, «e tutte devono essere rispettate e protette. Certi valori sono importanti quanto la vita fisica e sarebbe ora che entrassero nella valutazione dei giudici. Non ha diritto uno di vivere in pace senza sentirsi oggetto di violenze, ruberie e aggressioni? Senza pensare di dover barricarsi in casa, di porre allarmi, di vivere nell’ansia che, se non oggi, domani certamente subirà un furto o rapina? E tutti sanno che gli eventuali danni non te li risarcisce nessuno, che quei malviventi vivono sulle fatiche degli altri, che per portare via 10 fanno danni per 100 e non gli importa niente. Credo che la legge sulla legittima difesa, così come aveva proposto qualche giudice un paio di anni fa, dovrebbe essere rivista. Forse abbiamo a che fare ancora con leggi scritte 30-40 anni fa, in un certo clima culturale e politico, ci vuole il coraggio di dirlo e di cambiare».

L'editoriale del vescovo Tessarollo
L'editoriale del vescovo Tessarollo

 

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