«Tanti donatori anonimi»

La parrucchiera li ringrazia con un cartello nel salone
DANIELA DONDU VOINEA. La sua casa al primo piano è preda dell’umidità. A destra: Graziella Aramini mostra il cartello di gratitudine affisso nel salone
DANIELA DONDU VOINEA. La sua casa al primo piano è preda dell’umidità. A destra: Graziella Aramini mostra il cartello di gratitudine affisso nel salone
 BOVOLENTA.
«Ci sono state persone che sono entrate, hanno salutato con garbo e poi, senza altri preamboli, mi hanno consegnato dei soldi... Andandosene subito dopo senza nemmeno lasciare un nome, un indirizzo, un numero telefonico». Graziella Aramini è la giovane parrucchiera che ha il salone nella zona artigianale di via Padova. Il suo negozio è stato sommerso da un metro e 30 d'acqua, tutte le attrezzature professionali che aveva appena acquistato sono andate distrutte. Graziella è ancora stupita da tanta generosità. In un paese che vive con la sindrome da bollettino meteo, una nota di ottimismo fa ben sperare. La parrucchiera ha pure affisso un cartello all'ingresso per ringraziare quanti l'hanno aiutata.  Poco lontano c'è la Met, l'azienda metalmeccanica di precisione che per via di quel camioncino finito sott'acqua era diventata l'icona stessa dell'alluvione. Udino Bragato è andato in pensione, la carretta la tira da solo Lorenzo Coppo, il suo socio. Che ora è affiancato da Alessandro Ferin. «Il furgone simbolo l'abbiamo rottamato - dice subito Coppo - e ne abbiamo acquistato uno seminuovo. Le macchine le abbiamo smontate tutte, pezzo per pezzo, vite per vite. Fango ce n'era ovunque. Con gli indennizzi non siamo ancora al coperto di tutti i danni patiti, circa 400.000 euro, ma almeno quello che ci hanno dato ci permette di lavorare. I clienti ci hanno aspettato con pazienza... hanno capito».  Nella vicina officina Pinato&Povolo, come alla Met, è ancora visibile come una cicatrice il segno lasciato dall'ondata di piena sulle pareti. «Da noi - dice Renzo Povolo - sono andate distrutte anche tre auto di clienti»: «Sui ricambi in deposito - aggiunge Giuseppina Pinato - ci danno solo il 30%. Tutta roba che io avevo acquistato nuova. Quella che si era salvata, ora è arrugginita e quindi è invendibile. Quei giorni sono stati una tragedia: ricordo di essere rimasta in casa, sopra l'officina, da martedì a domenica senza riuscire a mangiare nulla».  Alla famigerata «Ponta» tutte le abitazioni prossime ai due fiumi sono state abbandonate. Troppo alto il rischio di nuovi allagamenti. D'altronde la zona va spesso sott'acqua anche per un semplice temporale. Nell'ultimo anno è finita in ammollo tre volte. Due famiglie sono ospitate in alloggi comunali, un'altra ha trovato ospitalità da parenti. Per ora...  Ma torniamo al villaggio «Da Zara». Nell'unica casetta a un piano sono stati affissi da qualche giorno dei fiocchi azzurri. La casetta è quella di Franco Burattin, il volontario della Protezione civile che nel metro e mezzo abbondante d'acqua che aveva violentato il suo nido famigliare vide morire la sua piccola tartaruga, emersa agonizzante dal fango. Ora lui è in affitto a Brugine, ma il suo cuore batte ancora a Bovolenta. I fiocchi li ha messi per festeggiare la nascita di un nipotino. Un modo per esorcizzare la morte con la vita. Per dire: un giorno torneremo. Ma chissà...  Se qualcuno pensa che fra questa gente sfortunata regni solo una certa nobiltà d'animo si sbaglia. In paese spiffera anche qualche pesante maldicenza. Magari anche fondata. Tutti sanno tutto di tutti. E inevitabilmente fanno i conti in tasca ai vicini: «Quelli hanno ricevuto più soldi dei danni subiti» è un ritornello che rimbalza di bocca in bocca, con tanto di particolari. Una carrozzeria, la Fratelli Vicari, ha invece stroncato sul nascere queste voci. L'assicurazione ha risarcito parte dei danni da alluvione e i titolari si sono premurati di restituire l'analogo importo ricevuto dall'ente pubblico. Un caso più unico che raro. (re.mal.)

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