Tappa al Santo per 15 mila polacchi

Gruppi organizzati, sette giorni a 600 euro, hanno invaso la Basilica: messe in due lingue, cori e affari per le “coronare”
Di Alberta Pierobon
PIEROBON - PELLEGRINI POLACCHI AL SANTO
PIEROBON - PELLEGRINI POLACCHI AL SANTO

Tre giorni di superlavoro per padre Silvestro, l’unico frate polacco residente al Santo. Al Santo dove dal 24 aprile a ieri si sono riversati 15 mila polacchi, su un totale di 25 mila pellegrini arrivati da mezzo mondo a rendere omaggio ad Antonio prima di raggiungere Roma e partecipare, stamattina alle 10, alla canonizzazione di papa Wojtyla e papa Roncalli in piazza San Pietro.

Non ce l’avrebbe fatta fra’ Silvestro da solo a tener testa ai 15 mila connazionali, e il rettore della Basilica padre Enzo Poiana ha richiesto in tutta fretta rinforzi ai confratelli polacchi. Sono arrivati in sei a dar man forte a Silvestro. Assieme, l’altro ieri, giornata clou, hanno partecipato a concelebrazioni miste italiano-polacco a ritmo vorticoso. Con la Basilica che risuonava di inediti, strepitosi cori, ché la gente dell’Est con il canto corale ci sa fare, e i fedelissimi polacchi più di tutto. E se, racconta padre Poiana sorridendo, in una messa normale, su 100 persone cantano in dieci e ciascuno rigorosamente per conto proprio, quando a cantar messa sono i polacchi, apriti cielo. Nel senso che è una meraviglia. Ma vabbè.

In 15 mila sono partiti dalla Polonia per Wojtyla da Wadowice (a 50 chilometri da Cracovia) santo subito: trasferta in pullman (da Cracovia 1100 chilometri, da Varsavia 1600, dieci-quindici ore di viaggio); durata della gita una settimana; costo medio 600 euro tutto compreso; itinerario: Padova Basilica del Santo, Loreto, oggi Roma per il grande giorno, ritorno con tappa ad Assisi. A gruppi di 50-100 e più, tutti con al collo fazzoletti colorati per non perdersi tra un santo e l’altro, tutti a transitare davanti al banchetto “informacja” sul sagrato della Basilica, punto di raccolta delle sei guide polacche all’uopo convocate e di distribuzione di materiale e informazioni. Sono ragazzi e ragazze, le guide, come Ioanna, 26 anni, da due e mezzo a Padova dove studia Sociologia, che in due giorni ha raccontato la Basilica e le sue storie a 300 connazionali o Magdalena, 22 anni, arrivata in luglio, che lavora come baby sitter.

Il passaggio padovano degli “ultras” di Lolek (nomignolo di Wojtyla da ragazzino) un piccolo, locale, miracolo l’ha fatto: è comparso un mezzo sorriso sul viso delle “coronare” che dal loro osservatorio grondante rosari e candele, analizzano l’evoluzione dell’economia polacca con cristallina semplicità: «Fino a qualche anno fa non acquistavano, o se lo facevano comperavano gli oggettini da un euro», racconta Marilena, 55 anni, «in questi giorni abbiamo visto la differenza: non grandi acquisti, per carità, ma acquisti un po’ più corposi. Ci vorrebbe un santo polacco ogni mese per muovere un po’ le cose».

E’ pomeriggio, la silente fila nella cappella delle reliquie è lunghissima: alle 17 il contapersone segna 3505, l’altro ieri erano 6457; tanti pullman sono già partiti per Roma, ma padre Poiana ha in lista ancora parecchi gruppi polacchi in arrivo. Ed è un tantino preoccupato: sa già che alle 20, orario di chiusura della Basilica, arriverà qualche gruppone ritardatario. Mica lo puoi chiudere fuori, e toccherà fare benedetti straordinari. Intanto oggi, a Roma si santificano due papi e a Padova si corre per un Santo: nel librone delle dediche, in Basilica, qualcuno addirittura si è rivolto ad Antonio, manco fosse il patrono dei marciatori: «Ti prego, fammi finire la maratona bene, con l’obiettivo che ho in mente”. Firmato Giovanni.

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