Tavola di El Greco? Il professor Puppi svelerà l’arcano

VENEZIA. L'ha fulminato il volto di un angioletto, dipinto là in alto sulla cimasa: spiritoso, curioso, lo sguardo birichino verso destra. Immediata l'intuizione: «Ma questo è El Greco» ha detto dentro di sé Guerrino Lovato, l’instancabile anima di Mondonovo, artista di maschere mai viste prima e di sculture accattivanti, nonché instancabile “cacciatore” di opere d’arte. Ma come? Tavole di El Greco nella pinacoteca di Bettona, in mezzo all’Umbria? Il pittore cretese, partito da Candia con il nome di Dominikos Theotokopulos, arriva a 26 anni a Venezia, nel 1567, studia i veneziani, ammira e viene influenzato da Tintoretto, dopo tre anni parte per Roma e vi apre una bottega. Ha commissioni, lavora e produce. È possibile che qualche pezzo abbia viaggiato. Queste tavole che hanno fatto accendere la lampadina in testa a Guerrino Lovato sono i pezzi smembrati di un tabernacolo : così recita la scheda del museo, senza sbilanciarsi in attribuzioni. Di più aveva osato una storica dell’arte, ipotizzando che la mano fosse di un allievo del Carracci o del Pomaranci. «Ma no!» si entusiasma Lovato «quei volti sono proprio di El Greco: vivacissimi, a forti caratteri».
Nato nel 1541, il pittore aveva allora trent’anni e uno stile già preciso: che maturerà e diventerà cifra personalissima durante la sua seconda vita in Spagna, a Toledo. Ma non è solo il visetto degli angeli a far sospettare l’autografia di El Greco: «Dietro il toro di San Luca la pulitura lascia intravvedere bianchi profili di paesaggio tipici di Domenico. I suoi modi si ritrovano nelle ali araldiche e scure dei cherubini, l’anatomia del torso di Cristo è biancoargentea con forti ombre scure, il perizoma è come gli altri che ha dipinto».
Lovato è così sicuro che nemmeno ventiquattr'ore dopo ha chiamato Lionello Puppi a Conegliano e gli ha spedito delle foto: soprassalto dell’esimio storico dell’arte e interesse immediato. Puppi ha già programmato un viaggio a Bettona e lascia trasparire entusiasmo. Intanto Lovato cerca accostamenti e conferme: indica L’Ultima Cena della pinacoteca di Bologna e la Deposizione ora ad Atene come opere stilisticamente vicine. Le tavole del tabernacolo sono state in parte restaurate: il lavoro dev’essere completato e può riservare sorprese. «Magari salterà fuori la firma», dice Guerrino Lovato .
Paolo Coltro
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