Teatro Stabile, Natalino Balasso attacca Alessandro Gassman

Su Facebook: "Da direttore si è fatto gli affari suoi". E su Zaia: "Ditemi che c'entra con le nomine in questo settore".

VENEZIA. Il Teatro Stabile del Veneto, alla vigilia del rinnovo del Consiglio di amministrazione e di una transizione ancora da decifrare per i nuovi ruoli di presidente e direttore, perde i pezzi. Interrotto infatti il rapporto di lavoro con Massimo Tamalio, l’assistente-factotum del direttore artistico Alessandro Gassman che lo rappresentava nell’incarico durante i frequenti periodi di assenza dal Veneto. Il contratto di Tamalio - lo Stabile si richiama anche alla nuova normativa introdotta dal ministro Fornero -non sarà, per ora, rinnovato e la circostanza colpisce perché si verifica proprio nel vivo delle indiscrezioni sul nuovo assetto dello Stabile, che parlano della possibilità che Laura Barbiani ora presidente, possa succedere proprio a Gassman come direttore alla scadenza del contratto dell’attore, nel giugno 2014, mentre per la presidenza si fa il nome del segretario uscente regionale della Cultura del Veneto Angelo Tabaro.

Sulle nomine al Teatro Stabile interviene, anche, in modo polemico sul suo profilo Facebook, l’attore e comico veneto Natalino Balasso. «Veramente - scrive - la poltrona di direttore non è molto occupata da Alessandro Gassman, che come tutti gli artisti che occupano anche ruoli dirigenziali si fa gli affari suoi, compresi pessimi cinepanettoni, delegando a figure ombra la gestione reale dello stabile. Che una figura amministrativa passi al ruolo di direttore è più che normale, visto che gli Stabili tra poco non avranno più una lira e che l’ultimo dei problemi sarà quello artistico, ma sarà più pressante far quadrare i conti. Quello che però io vi chiedo è: che c’entra tutto questo con il teatro? Non è l’ennesima dimostrazione che nonostante il manifesto fallimento del nostro sistema politico che ha ingigantito la corruzione, si continua come se niente fosse successo, con l’apparato che ingoia debiti estratti alle tasche di chi lavora? Che c’entra Zaia, perché dovrebbe nominare chi deciderà quello che la gente andrà a vedere a teatro? Io personalmente posso fregarmene, visto che pur non avendo mai lavorato con lo Stabile del Veneto e non essendo mai stato chiamato al Verdi di Padova (è un teatro di 700 posti e io sono un artista minore) l'ultima volta che sono stato a Padova ho fatto 1800 spettatori paganti senza nessun abbonamento. Non è quindi a me che penso quando dico che sono preoccupato. Sono molto preoccupato per chi il teatro lo fa con passione e capacità da anni ed è costretto da questi amministratori fagocitanti a lavorare in piccoli spazi».

Enrico Tantucci

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