Terapia subintensiva, la vera novità si presenta

Ai tradizionali posti in rianimazione si affiancano ora quelli per malati che hanno bisogno di sorveglianza continua e accurata 
Lamberto Padova, direttore dell'Unità di anestesia e rianimazione
Lamberto Padova, direttore dell'Unità di anestesia e rianimazione

MONSELICE. L’idea di base, spiegata in termini spicci, è questa: l’ospedale non deve aspettare di prendere un paziente per i capelli ma deve essere capace di cogliere i segnali e agire preventivamente. Nasce anche da questo presupposto la nuova organizzazione dell’area critica dell’Usl 17: l’ospedale unico di Schiavonia può contare infatti su 18 posti di terapia intensiva e 20 di terapia subintensiva (nota anche come intermedia). «La terapia intensiva ha lo scopo di sostenere o sostituire le funzioni vitali di un malato» spiega il dottor Lamberto Padovan, direttore dello Uoc di Anestesia e Rianimazione «Quella intermedia, invece, si propone un monitoraggio intensivo del paziente: ospita dunque malati che non necessitano di trattamenti intensivi ma che, per la loro gravità, devono essere costantemente sorvegliati».


Nei vecchi ospedali questo “spazio” non esisteva: «Eppure è fondamentale garantire una vigilanza costante e intensiva dei soggetti più a rischio: solo così possiamo anticipare il peggioramento delle condizioni fisiche del paziente e possiamo ridurre la mortalità ospedaliera», continua Padovan. «Altri ospedali, anche veneti, si sono recentemente dotati della terapia subintensiva, ma solo noi riusciamo ad associare spazi, metodologia e organizzazione: possiamo dire di essere i primi in Italia a seguire questo percorso globale», spiega entusiasta il dottor Maurizio Agnoletto, direttore medico dell’Usl 17. La terapia intermedia è non a caso espressione massima della collaborazione tra i vari specialisti: il paziente non troppo grave ma comunque oggetto di monitoraggio costante prima finiva in reparto, ora invece viene sistemato in questa sorta di “limbo” in cui interagiscono i vari specialisti.

I letti di terapia intensiva con gli strumenti di monitoraggio e salvavita
I letti di terapia intensiva con gli strumenti di monitoraggio e salvavita


«Parallelamente alla creazione di questo settore, infatti, inauguriamo anche un originale modo di valutare la gravità di un paziente» continua Padovan «Mettendo a sistema i diversi parametri cardiovascolari, neurologici e respiratori, otteniamo un numero, in gergo “score”, che ci indica il livello d’allarme per quel paziente». La presenza di un’area unica, inoltre, evita di dover spostare il paziente da una stanza all’altra: «Evitiamo così di far vivere al malato il caso dei “Sette piani” di Dino Buzzati, dove il paziente scende di piano man mano che le sue condizioni si aggravano. In questo periodo delicato di ricovero, non vogliamo togliere mai all’utente i punti di riferimento e arriviamo anche ad assegnargli un medico e un infermiere di riferimento per aggiornarlo in ogni momento sulle sue condizioni, quasi come fossero dei parenti stretti», sottolinea Agnoletto. Ad oggi l’area critica è già attiva: due pazienti sono ricoverati in terapia intensiva e altri sei in intermedia. I posti totali sono 38: 18 di intensiva, 10 di intermedia cardiovascolare e 10 di intermedia polivalente. A questi si sommano altri 12 posti di subintensiva in Medicina Urgente: «Arriviamo quindi ad avere il 10% di posti monitorati in tutto l’ospedale: sono cifre che corrispondono ai migliori standard nordeuropei», chiude Padovan.

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