Tesserini con il nome di elezione alle persone trans: rivoluzione a Padova

Padova pioniera in Italia. Dopo l’università e quattro scuole, una mozione dei dem Andreella e Bean chiede di introdurre gli “alias” anche nei tesserini di riconoscimento rilasciati da Palazzo Moroni

Claudio Malfitano
Pietro Bean e Etta Andreella
Pietro Bean e Etta Andreella

Un registro del genere di elezione tenuto dal Comune di Padova per assicurare alle persone in transizione di genere dei tesserini e un’identificazione con il loro nome corretto, quello del genere di destinazione. E’ la novità che il gruppo del Pd, attraverso i consiglieri comunali Etta Andreella e Pietro Bean, chiederanno all’amministrazione: hanno infatti depositato una mozione che sarà discussa in consiglio comunale nelle prossime settimane.

La consigliera dem Andreella: "Vi spiego come funziona l'alias"

Un registro che è un patto tra cittadini e Comune. «La legge sulla transizione di genere in Italia è dell’82: era pioniera all’epoca ma adesso è vecchia – spiega Andreella – Prevede un iter lunghissimo per cambiare sesso, che va da due a tre anni. In questo periodo di transizione le persone restano nel limbo, con un’identità ben definita e comunicata all’esterno ma dei documenti che si riferiscono al genere di nascita. Il momento più difficile? E’ quello del voto, quando bisogna mettersi in coda nella fila che non corrisponde al proprio aspetto esteriore. Una difficoltà che spinge molte persone a disertare le urne». Dunque il Comune potrebbe intervenire con tesserini di riconoscimento, riconoscere il genere di elezione nelle tessere degli abbonamenti ai mezzi pubblici, oppure in quelle delle biblioteche. E poi tutelare prima di tutto i propri dipendenti con un “badge” adeguato. «Il registro non tocca i dati anagrafici – precisa la consigliera – È un patto tra cittadino e comune che consente di utilizzare l’alias in tutte le situazioni che prevedono un riconoscimento».

Ma quante persone può interessare questo registro? «Il Sat di Padova e Verona è in contatto con circa 200 persone – risponde Andrella – Ma dobbiamo chiederci invece: quante persone sono in difficoltà e si nascondono? Quante ne possiamo aiutare?». 

Il segnale politico dai giovani. «Le giovani generazioni sono già più avanti della politica e ci hanno dato un segnale importantissimo: questa esperienza dell’alias è già utilizzata da molti anni all’Università di Padova e anche in ben quattro scuole superiori della città – spiega il consigliere Pietro Bean, che è anche delegato del sindaco per le politiche giovanili – È un atto di civiltà che potrebbe confermare Padova tra le città pioniere in Italia per i diritti delle persone Lgbtq+».

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