Tito Livio, il liceo classico di Padova compie duecento anni

PADOVA. Duecento anni. Li compie il “Tito Livio”, lo storico Liceo Classico patavino, quello in cui per due secoli, appunto, hanno studiato migliaia di padovani, ma anche ragazzi provenienti da provincia e regione. La classe dirigente, come si diceva una volta. Secondo le ultime ricerche condotte da Mariarosa Davi, storica e docente del Liceo, la scuola, infatti, è diventata operativa il 1 dicembre del 1812, quando cominciarono i corsi del Liceo, che era stato istituito, con decreto del vicerè Eugenio, nel 1811. Per commemorare il bicentenario è stato organizzato un piccolo convegno (30 novembre e 1 dicembre) in cui si ripercorrerà la vicenda storica e si ricorderanno alcuni personaggi che hanno insegnato o studiato al Liceo. Anche il “Tito Livio” è una creatura napoleonica, come tutti gli storici licei del triveneto, dal Pigafetta di Vicenza al Maffei di Verona, dallo Stellini di Udine al Foscarini di Venezia, che i duecento anni li hanno festeggiati tra il 2007 e il 2008. Il “Tito Livio” è arrivato leggermente dopo e non partecipa, quindi, alla gara per fregiarsi del titolo di Liceo più antico d’Italia. Gli altri licei erano stati istituiti con decreti del 1807, mentre Bologna, Milano e Padova arrivarono quattro anni dopo. «Il motivo per cui il Tito Livio è nato nel 1812» spiega Maria Rosa Davi «è che a Padova, fino al 1808 la funzione di Liceo era svolta dal corso propedeutico presso la facoltà di filosofia che serviva a preparare le matricole all’università vera e propria».
Dopo il 1808 i corsi sono sospesi e si pone dunque il problema della preparazione all’Università, che viene risolto con la istituzione del Liceo del Brenta, come allora si chiamava. In realtà per molto tempo si è ritenuto che il “Tito Livio” fosse nato ancora più tardi, nel 1819, sulla base di un documento, conservato nell’archivio del Liceo, con cui la autorità asburgica ingiungeva di affiancare al precedente ginnasio un Liceo erariale e decideva di trasferirlo presso l’ex convento di Santo Stefano. Il dubbio riguardava la continuità tra il vecchio Liceo napoleonico e il Liceo asburgico. Sembrava esserci un buco di 4 anni in cui la scuola, comunque esistente, sarebbe tornata privata. Ma ora la querelle è risolta. «C’è un documento conservato negli archivi di Vienna» dice Mariarosa Davi «in cui viene certificato che la scuola rimase statale anche quando venne soppresso il Liceo». Dunque tra il Liceo francese statale e il liceo statale asburgico c’è continuità, e quindi la data di nascita effettiva è giuridicamente il 1811, operativamente il 1812. Ciò non toglie importanza al 1819, che è la data in cui il Liceo prende possesso della sua sede definitiva resa agibile dopo opportuni restauri. In quell’anno gli allievi erano 148, collocati nelle aule intorno al chiostro che ancora oggi è il cuore della scuola. Negli anni successivi i numeri aumentano, anche considerevolmente ed intorno al 1850 gli studenti del Imperial Regio ginnasio liceale di Santo Stefano erano già 400.
Quando il Veneto venne annesso all’Italia fu adottata la riforma Casati. Solo sul nome sorsero problemi. I padovani da subito volevano Tito Livio, lo Stato centrale rifiutò perché preferiva nomi di italiani illustri per risvegliare un nazionalismo ancora fragile. Si optò per il nome di Enrico Caterino Davila, uno storico padovano, ma nel 1872 finalmente si riuscì ad imporre il nome sempre desiderato e il Liceo divenne “Tito Livio”. Un liceo importante, non solo nella tradizione patavina. Anche un Liceo Classico particolare, perché si lasciò spazio anche alla matematica ed alla fisica per impulso di personaggi come Cecilio Ronzoni, poi docente all’Università, che vi crea uno storico gabinetto di fisica. Il Liceo partecipò addirittura alla esposizione universale di Parigi. Tra i letterati, Giacomo Zanella fu direttore oltre che professore di letteratura. Vi studiarono Emilio Morpurgo ed Eugenio Fuà. Nel novecento vi insegnarono Cesare Musatti ed Enzo Paci e moltissimi altri nomi di prestigio. Tra gli studenti, come noto, anche il Presidente Giorgio Napolitano, che arrivò da Napoli, rifugiato presso una zia, nel 1941 e conseguì al Tito la sua maturità classica
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