Tom Cruise sempre più Impossibile

Quando si parla di “rogue nation”, i cosiddetti stati canaglia, in questi anni si pensa ai paesi dove terrorismo e politica anti-americana vanno a braccetto: dall’Iran alla Corea del Nord, da Cuba alla Siria, alla Libia di Gheddafi. Non si pensa invece - se non nella fantascienza del mondo delle spie - che siano le stesse nazioni occidentali a essere “canaglia”, alimentando la strategia della tensione, che alcuni servizi segreti potrebbero diffondere nel mondo per trarre vantaggio e controllare meglio potere e politica. Strutture parallele che potrebbero diventare così efficienti da ribellarsi agli stessi servizi nazionali e costituire una variante imprevedibile del terrorismo.
È su questa seconda opzione che si basa “Mission: Impossible - Rogue Nation”, la nuova missione della Imf (Impossible Mission Force) e del suo interprete principale Ethan Hunt, alias Tom Cruise. Da molti anni (al cinema da quasi venti: era il 1996 quando Brian De Palma firmò il primo film, ma in televisione la serie era iniziata nel 1966) la speciale sezione segreta della Cia, incaricata di svolgere le missioni ritenute più delicate e pericolose, agisce border-line sul confine della legalità. Il team di Ethan, questa volta, sembra essersi mosso con maggior disinvoltura di quella consueta creando devastanti conseguenze nelle città (mezzo Cremlino abbattuto da un missile fuori controllo) e nella diplomazia. Così, nonostante la protezione di William Brandt (Jeremy Renner), il segretario della Cia Alan Hunley (Alec Baldwin) ha buon gioco nel riuscire a smantellare la struttura e a chiuderla, abbandonando di fatto Hunt al suo destino. Che ovviamente non sarà tragico e, soprattutto, nemmeno in pantofole.
La lotta al Sindacato riprende e la squadra - oltre a Brandt ci sono ancora Luther (Ving Rhames) e Benji (Simon Pegg) - è di nuovo attiva. Ricco di colpi di scena e di effetti speciali, inseguimenti mozzafiato e location esotiche (dal Marocco a Vienna, da l’Avana a Londra), questo quinto episodio di “Mission: Impossible” è sempre imperniato sulla prestanza fisica e scenica di Tom Cruise di cui si narra sia rimasto per otto volte attaccato al portellone di un Airbus in fase di decollo, senza controfigura. Così come in salti e rincorse motociclistiche.
Cruise, 53 anni, è tonico e galvanizzato dalla sottile perfidia del suo antagonista Solomon Lane (il gelido attore inglese Sean Harris), che affronta con pari durezza, ma anche con una forte dose di ironia. Perché il modello è sempre lui - Bond, James Bond - l’agente segreto di Sua Maestà Britannica, che, assunta ora una positiva versione agrodolce, critica e più pungente di prima, sembra essere rimpiazzato da tutta una serie di epigoni.
Un bel prodotto di intrattenimento alto, pur nell’ormai dilagante ripetitività seriale, opera di Christopher McQuarrie, Oscar per la sceneggiatura di “I soliti sospetti”.
Durata: 130’. Voto: ***
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