Trapianti al fegato, équipe d'eccellenza in mezzo a un cantiere

Ecco come lavora il reparto Chirurgia epatobiliare e trapianto epatico, diretto dal professor Umberto Cillo. Il Policlinico è un cantiere aperto
l'équipe del reparto Chirurgia epatobiliare e trapianto epatico
l'équipe del reparto Chirurgia epatobiliare e trapianto epatico

PADOVA. Il rumore del trapano è continuo e non dà pace. Ma questo non è l’unico disagio che medici e pazienti sono costretti a sopportare. Mancano cartelli e porte, gli spazi sono ristretti e può saltare temporaneamente la corrente. Negli ultimi mesi il Policlinico dell’Azienda ospedaliera è un cantiere aperto: tutti stringono i denti con la speranza che questo porti vantaggio in futuro. La situazione più critica si registra nel reparto Chirurgia epatobiliare e trapianto epatico, diretto dal professor Umberto Cillo, al terzo piano dell’edificio sotto restyling.

Da qualche giorno la direzione dell’Azienda e la Regione hanno inquadrato il centro come Unità operativa complessa. E così il reparto, a dieci anni dalla sua nascita, è diventato autonomo. Un passo in avanti sopra una fune sospesa nell’aria. Cillo fa capire che la ristrutturazione del Policlinico non sarà sufficiente. «C’è bisogno del nuovo ospedale, pensato in maniera moderna e integrata dove il paziente è al centro e i professionisti attorno. È difficile farlo in una struttura che ha tutti questi anni». L’eccellenza del reparto è dimostrata dalla sua storia: dai 65 ricoveri all’anno nel 2004 è passato a 1.040, da 27 interventi a 730. Qui sono messe a punto tecniche sperimentali per aumentare le chance dei pazienti colpiti dal tumore al fegato.

Trapianti al fegato, équipe d'eccellenza in mezzo a un cantiere

È stato eseguito il primo autotrapianto di fegato in Italia ma è anche stata messa a punto una tecnica innovativa per la rigenerazione dell’organo in laparoscopia attraverso l’uso di microonde. Operazioni chirurgiche ad alta complessità, che durano dalle sei alle otto ore, dove la concentrazione è fondamentale. «Opero con occhiali che ingrandiscono di tre volte e mezzo, i dettagli sono importanti. Avere il rumore del trapano di sottofondo durante i grossi interventi in sala operatoria rischia di compromettere la nostra attenzione. Nonostante questo, ci rendiamo conto che se vogliamo avere spazi più adeguati alle nostre attività i lavori di ristrutturazione sono necessari» spiega Cillo.

Negli ultimi dieci anni sono stati eseguiti quasi 800 trapianti epatici. L’ultimo, qualche settimana fa, ha salvato la vita a due bambine. Un trapianto d’organo un po’ fuori dal comune visto che una bimba di soli sedici mesi e un’adolescente di sedici anni si sono divise un unico fegato donato da una persona adulta. La tecnica, chiamata split liver, si esegue solo in pochi altri centri specializzati nel resto d’Italia. «Per offrire la migliore assistenza bisogna puntare sulle nuove tecnologie, spesso molto costose. A questo proposito abbiamo lanciato un progetto per raccogliere i fondi sufficienti per acquistare una work station che permette visualizzare in 3D il fegato» aggiunge Cillo. Solo il 20% dei pazienti è padovano, un 40% arriva da altre provincie del Veneto e il restante 40% da tutt’Italia. Le liste d’attesa sono lunghissime. «Se si pensa che i tumori del fegato rappresentano la quinta causa di morte per neoplasia nel mondo occidentale, la quantità di pazienti è enorme. Se da una parte la pressione di lista è importante, dall’altra c’è ristrettezza sul numero di sale operatorie disponibili».

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