Tre ville e due fiumi Piombino ambita dall’età del Bronzo fino alla Serenissima

Il capoluogo, Torreselle e Levada sono nuclei di pari dignità Ciascuno arricchito da edifici e chiese di grande pregio 
BELLUCO - FOTOPIRAN - PIOMBINO DESE - VILLA CORNARO
BELLUCO - FOTOPIRAN - PIOMBINO DESE - VILLA CORNARO

francesco jori

La si potrebbe definire una sorta di trinità urbanistica, nata così ancora in epoca romana, e che ha saputo mantenere intatta la propria originale fisionomia nei secoli. Parlare di Piombino Dese, punto e basta, sarebbe in effetti improprio, perché in realtà bisogna riferirsi a tre centri, aggiungendovi Levada e Torreselle. Se ne rendevano ben conto i romani, i quali definivano queste località come altrettante ville, termine che all’epoca stava a indicare l’esistenza di un comune rurale. Con il passare del tempo, ciascuna delle tre viene sviluppandosi, mantenendo comunque il proprio baricentro nella rispettiva chiesa parrocchiale: impostazione visibile ancor oggi in termini sia urbanistici che di tessuto sociale.

C’è tuttavia un elemento naturale unificante del territorio comunale, ed è l’acqua. Qui ha origine il Sile, uno dei più suggestivi corsi d’acqua veneti, testimone di una lunga quanto luminosa storia specie ai tempi della Serenissima; nasce da una serie di fontanazzi, il principale dei quali è quello “de la coa longa” (la coda lunga), nei pressi di Torreselle. Si tratta di fenomeni di risorgiva, cioè affioramenti di acque che, infiltratesi nel terreno nella fascia dell’alta pianura, riemergono dopo un lungo percorso sotterraneo: la località Ca’ Zorzi è uno dei posti più caratteristici in cui osservare il fenomeno. E qui c’è il Dese, fiume entrato a far parte della toponomastica comunale.

Un habitat ideale

Con due patrimoni idrici di questa portata, l’insediamento umano trova un habitat dei migliori: non a caso Piombino risulta abitata dalla più remota antichità, con tracce di presenza umana che risalgono all’età del bronzo. Sicuramente c’è stata una marcata presenza romana, legata all’opera urbanistica di centuriazione di larghissima parte dell’Alta Padovana. Poi subentrano le invasioni di ondate successive di barbari, con saccheggi e devastazioni, da cui la zona riemerge verso l’anno Mille proprio intorno alle tre chiese già ricordate: Torreselle, la più antica, intitolata ai santi Simeone e Giuda; poi Levada, intorno al X secolo, nel nome di San Pietro; infine Piombino, del Duecento, dedicata a San Biagio.

È tuttavia solo con la Serenissima che il paese assume un suo ruolo, ma anche una sua celebrità destinata a durare ancora oggi: lo si deve soprattutto a villa Cornaro, proprio davanti alla parrocchiale di Piombino, eretta a metà del Cinquecento, e che reca la prestigiosa firma del principe degli architetti, Andrea Palladio. All’epoca, la sua fama è già consolidata: ha realizzato tra l’altro, in giro per il Veneto, le ville Trissino, Godi, Piovene, Pisani, Poiana e Chiericati, ed è conteso dalle nobili famiglie veneziane e vicentine (città quest’ultima in cui si è trasferito giovanissimo dalla natìa Padova), quando nel 1552 viene chiamato a Piombino dal potente patrizio della Serenissima Giorgio Cornaro, che vuole una residenza estiva di prestigio dove andare ad abitare con la moglie appena sposata, Elena.

soddisfatto a metÀ

Ne risulta un complesso di grande pregio architettonico ma di non corrispettiva valenza economica, a giudicare dalla secca annotazione di un Cornaro del 1634, che lo definisce “di gran valore per la struttura ma non di rendita corrispondente”: c’è da ricordare che le ville patrizie della Serenissima, oltre a essere luoghi di villeggiatura, sono concepite anche come centro di aziende agricole di ampie dimensioni, dalle quali ci si aspetta un consistente ritorno dell’investimento. Altro prestigioso complesso è quello di villa Marcello, a Levada, iniziata a cavallo tra Cinquecento e Seicento e completamente ristrutturata nel Settecento.

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