Troppo malato per scontare 6 anni Ricorso della difesa

Vicino a clan mafiosi, il 78enne è stato condannato per usura ed estorsione: il legale dice  che ha bisogno di continue cure  e si appella alla Procura generale

PIAZZOLA SUL BRENTA

Rosario Lo Nardo, palermitano 78enne, finito a Piazzola sul Brenta negli anni ’80 in soggiorno obbligato perché legato al clan mafioso dei Fidanzati e di Totuccio Contorno, deve scontare una condanna definitiva a 6 anni di carcere per usura ed estorsione (in primo grado 8 anni poi ridotti) e a 8 mesi per violazione delle prescrizioni previste con la misura dell’obbligo di dimora a Piazzola (era stato beccato a Castelfranco in visita al figlio). Quando una sanzione così pesante è definitiva, si va dentro. E allora il penalista Riccardo Benvegnù, suo difensore, è ricorso alla Procura generale sollecitando la sospensione dell’ordine di esecuzione della pena. Così il tribunale di Sorveglianza di Padova dovrà decidere se per Lo Nardo il regime di carcerazione (anche gli arresti domiciliari) sia compatibile con il suo stato di salute. Incompatibilità che sarebbe stata confermata dalla consulenza medico-legale disposta dai giudici: l’uomo ha gravi patologie. Patologie che, ha insistito il legale, necessitano di costanti frequentazioni di strutture ospedaliere e non sarebbero gestibili nemmeno in detenzione domiciliare. A metà degli anni ’90 Lo Nardo è tra gli imputati nel maxi-processo alla Mala del Brenta accanto a Felice Maniero (presidente della Corte d’assise il giudice Graziana Campanato): è condannato a 28 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso (ma Felicetto non lo annovera tra i suoi sodali) e per traffico internazionale di droga; condanna ridotta in appello a 17 anni solo per la seconda accusa. Sarà di nuovo arrestato nell’aprile del 2010 come usuraio ed estorsore. Ora la resa dei conti. —

Cristina Genesin

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