Trovato morto con una ferita alla testa

Misteriosa fine di un 52enne di Loreggia dopo una visita cardiologica. Da giorni non si sentiva bene, disposta l’autopsia

LOREGGIA. Muore poco dopo la visita cardiologica in ospedale, i familiari e il datore di lavoro non si danno pace. È un mistero il decesso di Renato Giuseppe Santinon, un autista di 52 anni morto giovedì all'ora di pranzo dopo essere tornato da una visita specialistica resasi necessaria a causa di continui malori che l'uomo accusava da alcuni giorni.

Muore poche ore dopo la misteriosa fine del nipote

Santinon, accompagnato da una vicina, giovedì mattina era andato al “Pietro Cosma” per una visita cardiologica che gli era stata prescritta martedì. Verso le 11.30 era stato riportato a casa e si era preparato il pranzo. Aveva cucinata la pasta, ma non è riuscito a mangiarla perché si è sentito male ed è caduto a terra procurandosi una profonda ferita alla testa. Nessuno ha assistito alla tragedia, in quel momento Santinon era solo. Verso le 16 la stessa vicina è andata a prenderlo per accompagnarlo dal medico ma, dopo aver bussato diverse volte senza ricevere risposta, ha avvisato la figlia di Santinon, che ha le chiavi di scorta.

Quando le due donne sono entrate in casa, per il poveretto non c'era più niente da fare. Santinon era steso sul pavimento in cucina. All'arrivo dell'ambulanza del 118 il medico ha solo potuto stilare il certificato di morte per arresto cardiaco. La fine di Santinon ha sconvolto la moglie, la figlia e il datore di lavoro Renato Sabbadin. È quest'ultimo, per il rapporto di amicizia che lo legava al dipendente, a raccontare il calvario che Santinon aveva vissuto l'ultima settimana. «Da 7-8 giorni Renato non si sentiva bene, però lui non si lamentava mai. Mi diceva: “Renato, mi manca il fiato”. “Vai dal dottore”, gli ho consigliato, “vuoi che ti porti al Pronto soccorso?” Mi ha assicurato che sarebbe andato dal medico. Che gli ha prescritto degli antibiotici, ma secondo me Renato aveva bisogno di altro». Venerdì scorso Santinon ha fatto regolarmente il giro per la ditta ma è tornato prima del tempo. «Appena è sceso dal camion ho capito subito che non era lui», continua Sabbadin, «gli ho chiesto se stava ancora male. Mi ha risposto che si sentiva fiacco e gli mancava il respiro. Mi sono preoccupato e gli ho detto di non prenderla sottogamba, che poteva essere un grave problema al cuore o ai reni, e l'ho mandato a casa con l'impegno di vederci lunedì».

Lunedì però Sabbadin non ha avuto occasione di incontrare il dipendente. «L'ho visto solo verso le 16.30», spiega l’imprenditore, «non riusciva nemmeno a scendere dal camion, aveva le gambe gonfie. “Renato, forse sono gli antibiotici che ti buttano giù, ti porto al Pronto soccorso”, gli ho proposto. Mi ha risposto di no, che andava dal proprio medico. L'ho chiamato martedì prima di sera per vedere come stava: “Sono ancora al Pronto soccorso”, testuali parole, “mi hanno dato una visita cardiologica da fare giovedì”. Mi sono arrabbiato. “Renato, ma stai scherzando? Devi farla subito la visita”. Ma lui non era il tipo che protestava».

Mercoledì sera a chiamare Santinon è stato il fratello di Sabbadin. «Renato gli ha detto che andava molto male e che il giorno dopo doveva fare una visita cardiologica. Purtroppo sappiamo com'è finita», conclude in lacrime Sabbadin. «Renato era una persona onesta, seria e brava, che non chiedeva mai niente. Non è giusto quello che ha dovuto sopportare, spero che sia fatta chiarezza e se qualcuno ha sbagliato paghi».

Alle domande sulla fine improvvisa e misteriosa di Santinon dovrà dare una risposta l'autopsia, disposta dal pubblico ministero Giorgio Falcone, per stabilire le esatte cause del decesso dopo che i carabinieri di Piombino Dese hanno inviato un'informativa alla magistratura.

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