Truffa, la Casa di cura “a processo”

Regione del Veneto e Usl 16 si sono costituite parte civile nella prima udienza del processo a carico della tiolare della Casa di cura Trieste che gestisce il Centro di foniatria, Donatella Croatto, 68 anni di Padova, finita sul banco degli imputati con l’accusa di truffa aggravata e continuata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (in questo caso contributi regionali previsti nel fondo sanitario). Ma immediato anche rinvio disposto dal giudice monoratico Nicoletta De Nardus. Il legale di parte civile che tutela l’ente sanitario, il penalista Fabio Pinelli (con l’Avvocatura veneta che assiste la Regione) ha chiesto e ottenuto di citare in qualità di responsabile civile la società Casa di cura Trieste con sede in via Bergamo, centro medico privato accreditato. Che cosa significa sul piano concreto? Nel caso di un’eventuale condanna, la società è chiamata a rispondere patrimonialmente per il reato di cui l’imputato potrebbe essere riconosciuto responsabile. Ovvero può essere chiamata a pagare un risarcimento. Nel vivo del processo, comunque, si entrerà il prossimo 21 luglio. A difendree Donatella Croatto, i penalisti Piero Longo e Anna Desiderio.
La pubblica accusa contesta che sarebbero stati prescritti a piccoli pazienti prestazioni sanitarie da erogare attraverso ricoveri diurni (day hospital), anziché prestazioni sanitarie da trattare in regime ambulatoriale (day service). In questo modo la Regione avrebbe versato contributi pubblici maggiori per “pagare” quelle prestazioni pagate dal Servizio sanitario attraverso gli uffici dell’Usl 16 competente a liquidare le fatture: solo per il 2008 1.508.448 euro, mentre nell’arco del quinquennio dal 2009 al 2013 ben 5.867.069. Il conteggio contestato farebbe riferimento a quattromila cartelle cliniche relative a bambini beneficiari di ricoveri in day hospital, con un costo per il sistema sanitario regionale di 150 euro l'uno rispetto ai 50 previsti.
Nel 2013 a dare il via all'inchiesta era stato un esposto firmato dal direttore sanitario dell'Usl 15 dell'Alta Padovana, Sandro Artusi. Il dirigente sanitario lamentava che la Casa di cura avrebbe consigliato i genitori di far indicare nell'impegnativa del pediatra la necessità di ricoveri in day hospital, benché i figli fossero affetti da patologie curabili con prestazioni ambulatoriali. (cri.gen.)
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