Turismo Padova, che disastro: siti dimenticati senza cartelli e informazioni

Le mura rinascimentali, con le porte e i bastioni, sono sommerse da erbacce. Bagni chimici e cassonetti in bella vista. Scritte colorate sulla tomba di Antenore
Bagni chimici e cassonetti accanto ai luoghi simbolo del turismo
Bagni chimici e cassonetti accanto ai luoghi simbolo del turismo

PADOVA. Promuovere il turismo a Padova: più facile a dirsi che a farsi. Tutto si può dire tranne che manchi la materia prima, le mete turistiche. Monumenti, testimonianze storiche e artistiche, musei, piazze, chiese. Ma a girare la città l’impressione è che ci sia tanto - troppo - “bendiddio” abbandonato a se stesso. Senza pretesa di disegnare un quadro esaustivo, ci siamo presi il tempo di un giro in motorino per segnare alcune tappe. Mete che potrebbero - e dovrebbero - essere turistiche e non lo sono. O lo sono, ma in modo quantomeno inadeguato.

Porta Liviana-Pontecorvo - ingresso orientale alla città - manco una tabella di informazioni. A farle da cornice un tappeto di erbacce incolte. L’accesso è chiuso e sotto la porta monumentale ci stanno solo i piccioni che svolazzano tra il guano. Prato della Valle, una delle più grandi d’Europa. Meta turistica più che inflazionata sicuramente. Eppure il decoro non regna sovrano nemmeno qui. Sotto un lampione, a ridosso delle statue da poco restaurate, ci sono i cassonetti dell’immondizia, maleodoranti vista la stagione, e un ridda di cassette metalliche per le centraline elettriche. Giri lo sguardo per goderti l’imponenza della basilica di Santa Giustina. E ti trovi di mezzo una fila di gabinetti chimici rossi e blu.

Porta Santa Croce è segnalata da un cartello sul marciapiede. Ma, come la precedente, nemmeno una tabella che ci racconti qualcosa. Poco più avanti c’è il bastione Santa Croce, detto Alicorno. Una volta ci si entrava e nel cortile si tenevano anche concerti e spettacoli. Luogo di gran fascino. Poi qualche anno fa si è verificato un parziale crollo. L’ingresso è stato chiuso e il cortile davanti è diventato, di fatto, un parcheggio. E la vegetazione sta inghiottendo tutto. Pure il marciapiede che parte da qui è tutto sconnesso e infestato da cespugli, quasi impraticabile.

La Specola e l’Osservatorio astronomico, luogo di enorme suggestione. Basta tenere lo sguardo puntato sulla cima della torre e non guardarsi troppo in giro mentre la si raggiunge. Perché anche qui i segni dell’abbandono e della trascuratezza hanno il sopravvento, tra erbacce, tabelle turistiche danneggiate e imbrattate con scritte spray, l’immancabile cassonetto dei rifiuti in bella mostra. Va detto, per onor di verità, che poi dentro, questi siti, sono una meraviglia per gli occhi e la mente. E non è difficile capire come mai i visitatori siano in continuo aumento.

Proseguiamo la corsa, tappa a Porta San Giovanni e Porta Savonarola. Ormai siamo sul lato occidentale della città. Ma le cose non cambiano. È sempre l’incuria a regnare sovrana. Dove una volta c’era un parcheggio, trasformato in prato, c’è un triangolo di verde incolto. Le mura rinascimentali sono quasi un giardino pensile. Oramai sembrano lì giusto per sostenere edera, arbusti, vegetazione di ogni sorta che a tratti le sommerge completamente. E dire che con oltre dieci chilometri di lunghezza, diciannove bastioni e sei porte, si tratta del più grande monumento della città. Che, forse, un po’ più di attenzione e cura, meriterebbe.

Passaggio veloce al cospetto della tomba di Antenore, omonima piazza, di fronte a palazzo Santo Stefano, cuore del centro. Pozzanghere, cicche e rifiuti intorno, scarabocchi colorati sul monumento, una targa così piccola da essere proibitiva al turista miope, giovani innamorati che amoreggiano sotto le spoglie del leggendario fondatore di Padova.

Cerchiamo l’ufficio turistico, quello più vicino è in vicolo Pedrocchi. Chiuso. È domenica. E il turista, per oggi, si arrangi.

 

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