Uccide per errore il figlio con un colpo di fucile

BOVOLENTA. Enrico giocava a fare il cacciatore. Enrico è morto per un errore di papà. Il destino infame si è portato via un ragazzino di 14 anni. Se l’è preso di sabato pomeriggio, il momento della settimana in cui un padre e un figlio condividono le passioni comuni. Nell’azienda agricola Zanettin di via Ceola 5 a Bovolenta la caccia è una tradizione. Sandro Zanettin, 41 anni, imprenditore agricolo, la pratica da sempre con tutte le cautele del caso: armi regolarmente detenute, abbigliamento adeguato, osservanza delle distanze di sicurezza. Padre e figlio ieri avevano preso di mira uno stormo di colombacci. Si sono accovacciati dietro le erbacce ma durante quel movimento è partito un colpo di fucile. La rosa di pallini ha preso Enrico in pieno petto, dal basso verso l’alto. È morto dissanguato in mezzo alla campagna, con il padre disperato che provava invano a rianimarlo. Così è calato il buio su una famiglia meravigliosa.
La tragedia poco dopo le 15
Enrico Zanettin era tornato a casa da scuola di tutta fretta perché sapeva che, dopo pranzo, sarebbe uscito con il papà per una battuta di caccia nel penultimo giorno della stagione venatoria. Volevano sparare ai colombacci, che da queste parti causano danni a non finire: danneggiano il raccolto ma sono anche veicolo di malattie per oche e galline. Dunque è pratica diffusa eliminarli. Padre e figlio si trovavano a circa duecento metri da casa, in aperta campagna. Sandro Zanettin imbracciava un fucile calibro 20 a cani esterni, arma con una caratteristica peculiare: l’estrema sensibilità. Aveva il figlio alla sua destra quando gli ha detto di accovacciarsi dietro le erbacce. Voleva prendere la mira e fare fuoco. Eseguendo in velocità quel movimento maledetto ha picchiato a terra con il calcio del fucile ed è partito un colpo. Enrico è stato centrato in pieno petto e ha iniziato a sanguinare. Il padre disperato ha provato a soccorrerlo, poi è corso in cortile a chiedere aiuto e con alcuni parenti ha telefonato al 118. L’elicottero del Suem è atterrato su uno degli appezzamenti dell’Azienda agricola Zanettin. Medici e infermieri le hanno provate tutte ma il ragazzino è morto davanti agli occhi del padre inginocchiato a pregare. Il pubblico ministero Sergio Dini potrebbe ipotizzare l’apertura di un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo.
Una famiglia modello
L’azienda agricola di via Ceola 5 è un’isola di impegno e dedizione nella Bassa padovana. Qui la terra ha prodotto frutti e quindi ricchezza. Qui si suda ancora per coltivare cereali e imbottigliare buon vino. Oche e galline hanno i loro recinti, ogni cane ha la sua cuccia con il nome dipinto in cima e c’è spazio per un gazebo di paglia, un vecchio aratro come decoro e vasi con fiori sempre freschi. Qui Sandro Zanettin è cresciuto e ha costruito la sua nuova casa accanto a quella dei genitori. Enrico era stato il primo dono, seguito poi da due sorelline di 10 e 6 anni. Le tradizioni si tramandano di generazione in generazione e il sogno condiviso era quello di mettere in mano l’azienda agricola a un “dottore”. Per questo Enrico, un metro e ottantasette di buoni principi, si era iscritto all’istituto agrario.
Lo strazio
Poco dopo le 15 di ieri le tenebre di un futuro difficile da immaginare hanno ricoperto tutto questo. Sandro Zanettin è rimasto inginocchiato sulla terra gelida davanti al corpo esanime del figlio, con i rivoli di acqua piovana che gli scendevano dal viso. In casa le urla strazianti della moglie Eleonora Gallinaro, barricata in camera da letto con le due figliolette atterrite. I parenti, impegnati nell’improbabile impresa di dare conforto, hanno dovuto chiedere aiuto al parroco del paese. Al momento non c’è parola che possa allontanare queste tenebre.
e.ferro@mattinopadova.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova