Uccise il regista Curreri Perizia psichiatrica al killer

Sarà decisiva la perizia psichiatrica per definire la sorte processuale di Mauro Pastorello, il 54enne padovano d’adozione che, il 21 ottobre scorso, uccise il regista torinese Mauro Curreri, 39enne, negli studi di posa in via Watt a Milano.
Accogliendo la richiesta della difesa (gli avvocati Giuseppe Campisi e Marco Plaga), il gip del capoluogo lombardo, Chiara Valori, ha disposto l’esame psichiatrico nell’ambito di un incidente probatorio, meccanismo di anticipazione della prova processuale. Era davvero capace di intendere e di volere l’ex capitano - in congedo dall’Esercito con il grado di maggiore - quando, indossando la divisa da militare, impugnò la sua pistola calibro 6,35, e sparò quattro volte centrando il suo bersaglio umano, ovvero il regista dal quale stava aspettando inutilmente le restituzione di circa 200 mila euro? Un punto che vuole chiarire pure la pubblica accusa, la pm Paola Biondolillo, che a Pastorello - detenuto nel carcere di San Vittore sotto stretta sorveglianza nel timore di atti di autolesionismo - ha contestato il reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’uso dell’arma. «Un delitto d’onore... Il maggiore ha fatto giustizia»: così l’uomo, romano d’origine ma da 20 anni residente a Padova in via Pastro (zona Stanga), aveva definito il delitto appena compiuto parlando in terza persona davanti al gip nell’interrogatorio per la convalida dell’arresto.
Mercoledì 19 ottobre 2011 la partenza da Padova, diretto a Milano, insieme ad alcuni ex ufficiali dell'Unuci (Associazione nazionale ufficiali in congedo d'Italia) con i quali avrebbe frequentato un corso in tema di sicurezza. Nel frattempo Pastorello aveva fissato un appuntamento con il regista Curreri, di cui era stato consulente durante la realizzazione del film sull’abbattimento dell’elicottero italiano in missione di pace sui Balcani. Film intitolato “Gli eroi di Podrute”, presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2006, che era stato un flop. Pastorello non era mai stato pagato per la sua consulenza e aveva anche perduto i circa 200 mila euro investiti nella produzione della pellicola. La rabbia era tanta. Al punto da spingerlo a uccidere.
Cristina Genesin
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