Ucciso dal carabiniere: si indaga sulla legittimità dell’intervento

Richiesto un approfondimento alla Procura: «Per quale motivo inseguirlo e ammanettarlo?»
CESARO - AG.ZANGIROLAMI - 29/07/2015 - OMICIDIO DI MAURO GUERRA NELLA FOTO: RECUPERO DELLA SALMA PH ZANGIROLAMI
CESARO - AG.ZANGIROLAMI - 29/07/2015 - OMICIDIO DI MAURO GUERRA NELLA FOTO: RECUPERO DELLA SALMA PH ZANGIROLAMI

PADOVA. L’inseguimento, l’aggressione al brigadiere, gli spari in aria da parte del maresciallo, il colpo mortale che ha ucciso Mauro Guerra. Tutto ciò che è successo sarà valutato dopo le perizie balistiche e medico legali. Ma c’è un altro aspetto su cui ora si sta cercando di fare luce e ruota attorno a una domanda molto semplice: come si è arrivati fino a quel punto? Perché inseguire Guerra per 7-800 metri? Quale reato aveva commesso? Soprattutto, perché stringergli le manette ai polsi? Poi c’è l’argomento Tso (trattamento sanitario obbligatorio) che prevede un protocollo molto rigido e proprio per questo facilmente tracciabile. Nel caso specifico sembra manchino tutti i passaggi formali necessari per legge. Fabio Pinelli, avvocato difensore della famiglia Guerra, ha richiesto un approfondimento all’autorità giudiziaria sulla legittimità dell’intervento dei carabinieri.

Privata la libertà personale. Il legale del foro di Padova, di fronte all’autorità giudiziaria, ha evidenziato un aspetto semplice ma basilare: Mauro Guerra non aveva commesso alcun reato. Da questo assunto, si generano alcune domande su cui ora il pubblico ministero sta lavorando. Perché rincorrerlo in quel modo attraverso i campi? Perché stringergli le manette ai polsi? Facendo leva sulla privazione della libertà personale l’avvocato cerca di mettere in luce la sproporzione tra l’intervento dei carabinieri e ciò che era successo poco prima. Mauro Guerra, oltre cento chili per un metro e ottanta, stava dando di matto e i segni di squilibrio mentale erano evidenti. Ma fino a quel momento non aveva commesso reati, fa notale il legale esaminando le ultime ore di vita. Quindi, per quale motivo limitare la sua libertà arrivando addirittura alle manette? E qui entra in ballo il tema del Tso.

Protocollo rigido. «Sono procedure sanitarie normate e con specifiche tutele di legge» evidenzia il professor Massimo Montisci dell’Università di Padova. «Soprattutto il protocollo in questi casi è molto rigido. Ci deve essere la richiesta da parte di un medico. Tale richiesta deve essere convalidata da un altro medico strutturato dell’azienda sanitaria locale. In ultima battuta deve esserci il “visto” dell’autorità sanitaria locale, cioè il sindaco. Chiaramente, di fondo, ci deve essere una patologia mentale che richieda un trattamento d’urgenza e che questo sia in una struttura ospedaliera. Insomma, senza tutti questi presupposti non ci potrebbe essere un intervento diretto da parte dei carabinieri».

La perizia balistica

Lunedì rientrerà in servizio il procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto che seguirà con attenzione il caso affidato al suo sostituto Fabrizio Suriano. Decisiva sarà la perizia balistica, il cui esito potrebbe aggravare il capo d’imputazione contestato fino ad ora: l’omicidio colposo. Sotto la lente la distanza della pistola dal corpo di Guerra e il posizionamento dell’arma rispetto alla vittima. Si saprà poi con esattezza se Guerra era in piedi o se veramente era accovacciato sul brigadiere intento a colpirlo. Si cercherà poi di capire se di fronte alla reazione a mani nude di un uomo sia proporzionato fare fuoco con un’arma.

e.ferro@mattinopadova.it

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