«Un generatore elettrico per poter respirare»

ARCELLA. Non docce gelate, ma opere di bene. Suona più o meno così l’appello lanciato al sindaco Bitonci dalla signora Paola Capitta, residente all’Arcella, che dal 2010 si prende cura del fratello Giovanni, malato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica). La patologia, di cui ultimamente si è fatto un gran parlare, è una delle più terribili tra le malattie neurodegenerative: paralizza in breve tempo tutti i muscoli del corpo, meno il cervello e le funzioni cognitive. Il malato di Sla è lucidissimo, ma non può né parlare né compiere alcun movimento. «In pratica» spiega Paola Capitta «è come se mio fratello fosse prigioniero del proprio corpo». Giovanni sopravvive grazie alle cure dei familiari ed all’ausilio dei molti macchinari che lo circondano, e che tuttavia, a volte, rischiano di non bastare. «Negli ultimi tempi, a casa di mio fratello, ci sono stati frequenti blackout elettrici, causati talvolta dai violenti temporali e talvolta dai lavori dell’Enel» spiega la sorella Paola «e questo, che per altri è solo un piccolo inconveniente temporaneo, per mio fratello è un pericolo mortale». Giovanni è tenuto in vita da diverse macchine, tra cui quella per l’ossigeno che gli permette di respirare. Quando manca la corrente l’apparecchio si spegne, e nel giro di pochi secondi bisogna scollegare il tubo dell’ossigeno e collegarlo subito ad una bombola. L’operazione non è delle più agevoli, tanto più che deve essere fatta in tempi strettissimi: «Ogni blackout è un motivo di ansia, tanto più quando avviene durante la notte», spiega ancora la signora. Per migliorare la situazione basterebbe un generatore di corrente (“gruppo di continuità”) che assicuri l’autonomia anche in caso di interruzione. I familiari, nei mesi scorsi, lo hanno già richiesto a più riprese: «Ne abbiamo parlato sia con il distretto dell’Usl sia con il direttore dei Servizi Sociali di Padova, Alessandro Pigato» racconta Paola «abbiamo chiesto la fornitura urgente di un gruppo di continuità, ma senza alcun esito. Ci hanno spiegato che l’Usl di Padova non fornisce questo ausilio se non in casi discrezionali. In caso di blackout elettrico, l’unica soluzione che ci è stata prospettata dal dottor Pigato è quella di chiamare l’ambulanza». Un consiglio non proprio semplice da mettere in pratica: l’ambulanza dovrebbe arrivare nel giro di un paio di minuti, con almeno quattro infermieri specializzati per il trasbordo dell’ammalato e con un medico rianimatore a bordo. «E questo» commenta Paola «è praticamente impossibile». I familiari ora si rivolgono direttamente al sindaco, Massimo Bitonci, a cui chiedono un aiuto per quel generatore elettrico che, al momento del bisogno, potrebbe salvare la vita di Giovanni: «Si è parlato molto di Sla, grazie alle “docce gelate. Chiediamo che a casa di mio fratello sia installato un gruppo di continuità con un’autonomia di almeno 8 ore».
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