Un paese in lacrime per Daniele

Lo struggente ricordo della mamma, la maglietta dell’Ambrosiana, i compagni
DORO - FOTOPIRAN - TREBASELEGHE - FUNERALE DANIELE SOTTANA la squadra del Piombino Dese
DORO - FOTOPIRAN - TREBASELEGHE - FUNERALE DANIELE SOTTANA la squadra del Piombino Dese

TREBASELEGHE. «Ricordiamo Daniele per il suo sorriso e spensieratezza e non per l'unico momento debole che ha avuto nella sua vita». E' quanto ha chiesto la famiglia Sottana in un breve messaggio di ringraziamento a tutti per il supporto morale dato, letto da don Federico al termine della messa funebre celebrata ieri in duomo. Alle esequie dello studente che venerdì ha posto fine alla sua vita, ha partecipato un fiume di persone. Molti i compagni di scuola e di calcio, gli amici del paese e dell'Azione cattolica che si sono stretti a papà Lino, a mamma Michela, alla sorella Giulia. Alcuni ragazzi non sono riusciti a trattenere i singhiozzi all'ingresso del feretro ricoperto da fiori bianchi sul quale è stata appoggiata la maglietta dell'Ambrosiana Calcio giovanissimi, di cui Daniele era il portiere. Prima del rito funebre è stato letto uno struggente ricordo che la mamma ha dedicato al suo ragazzo: «Caro figlio mio, voglio ricordare le cose belle, la tua nascita, il tuo pollice in bocca, l'apparecchio ai denti che ti dava un enorme sorriso metallico, la tua forza, l'agilità, la potenza, il tuo amato pallone e la divisa di portiere, il tuo enorme appetito. Termino con una breve poesia sul Batimarso che hai scritto a 9 anni e che ha vinto il primo premio». Nell'omelia don Federico non ha ricordato le circostanze della morte dello studente. «La notizia è stata come un terremoto che ci ha fermati» ha detto «la morte di Daniele ci ha posto mille domande davanti alle quali abbiamo cercato di balbettare qualche risposta. Penso che tutti ci troviamo di fronte alla fatica di accettare una tale scelta, di non sapere cosa sia passato per la testa di Daniele. Ora la cosa più importante è dare voce alla nostra sofferenza, allo smarrimento, alla rabbia, ai sensi di colpa perché non siamo riusciti a capire, a un senso di fallimento come educatori, genitori, insegnanti, allenatori, dirigenti, animatori, preti. Come dice il Vangelo di oggi, non cerchiamo un colpevole, un perché. Gesù ci invita di fronte alle prove e agli sbagli a cercare di vedere le opere di Dio, la sua presenza». La preside del Newton ha portato la voce di molti: «Come educatori e adulti ti chiediamo Signore di aiutarci ad accompagnare i nostri ragazzi nel percorso della vita. Donaci la capacità e la pazienza nell'ascoltarli soprattutto nei loro silenzi, difficili da interpretare. Rendici porto sicuro e propositivo quando il loro mare sarà agitato».

Giusy Andreoli

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