Una “specie” da salvare È il papiro padovano

L’ associazione culturale Unipapiro è nata per mantenere viva la tradizione «Non siamo i primi ad aver ideato un archivio, già raccolti più di seicento pezzi»
Di Silvia Quaranta

Arriva l’associazione culturale a tutela del “Papiro padovano”: a qualche mese dalla nascita ha già raccolto più di cinquecento papiri d’epoca, ha ottenuto il patrocinio del Comune e ora sta per inaugurare la prima esposizione. «Inizialmente» racconta il fondatore e presidente di Unipapiro, Cesare Granati «il nostro scopo era quello di chiedere all’amministrazione comunale uno spazio per le lauree. Negli ultimi tempi c’era stata abbastanza pressione nei confronti dei laureati, così avevamo pensato di chiedere uno spazio apposito, dove poter festeggiare nel modo che ognuno preferisce ma senza sporcare monumenti pubblici e senza il pericolo di incorrere in una multa. Abbiamo avviato, per questo, il dialogo con l’ex assessore alla Cultura, Matteo Cavatton. La strada però non era breve, così nel frattempo abbiamo iniziato a studiare: abbiamo raccolto materiale e testimonianze sulla storia e sull’evoluzione del papiro padovano, insieme a un archivio che ormai conta oltre seicento esemplari. Il nostro archivio non è certo il primo che viene realizzato» puntualizza Granati «ma siamo stati i primi a voler dare continuità al progetto: noi stiamo continuando a raccogliere i papiri contemporanei di chi vuole donarli all’associazione e in più organizziamo eventi per promuovere questa tradizione, che è tutta padovana e merita di essere mantenuta».

Il team di Unipapiro si è messo all’opera lavorando con altri archivi, dai più istituzionali (ne ha uno anche il Bo) ai meno: «Siamo andati a parlare con Mario, del Bar Mario, un luogo leggendario per chi ha vissuto l’Università di Padova» racconta ancora il presidente di Unipapiro. «Mario è il faro del mondo goliardico, rifugio per matricole e prof, ed è anche un vero e proprio museo di storia accademica e cittadina. È la memoria storica dell’ateneo e, nella sua cantina, ha conservato centinaia di papiri dei giovani laureati venuti a brindare nel suo bar».

Il primo appuntamento organizzato dall’associazione è già fissato: giovedì 15 dicembre al locale Fishmarket a partire dalle 17.30. Saranno esposti tantissimi papiri, tra cui anche di personaggi noti: l’associazione mantiene il massimo riserbo in proposito, ma pare che tra i tanti ci siano quello dell’ex assessore Maurizio Saia, dei Coin (fondatori del gruppo Coin) e di altri illustri imprenditori padovani. La mostra sarà la prima occasione per mostrare alla città il lavoro svolto, ma anche per ribadire la finalità originaria dell’associazione: «è indubbio» dice ancora Granati «che i papiri, nei contenuti e nel modo di leggerli, siano un po’ cambiati negli anni. Basti pensare che fino al primo Novecento erano usati come presentazione della matricola, una sorta di battesimo del fuoco all’ingresso nel mondo accademico, mentre ai laureati veniva dedicato un componimento poetico. Poi il papiro è stato legato alla laurea e la poesia del laureato è scomparsa. Vent’anni fa i festeggiamenti prevedevano magari un po’ di botte in più e molta farina in meno, ma io non credo che la differenza sia rilevante. Questa è un’usanza storica padovana, e ogni volta che un laureato del Bo legge un papiro, con o senza uovo in testa, rinnova una tradizione secolare. È questo che vogliamo sottolineare, nella speranza di poter armonizzare il dialogo tra le istituzioni. A tutela di tutti».

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