Una storia antica da restituire alla città

Laboratori “pubblici”, ovvero aperti agli interessati e l’assessore Colasio pensa ai nuovi spazi nel museo Eremitani
L'assessore Andrea Colasio
L'assessore Andrea Colasio
PADOVA. Tra Veneti antichi e Romani, Padova archeologica è una vera cornucopia. Molto è esposto nel Museo Eremitani ma ancor più se ne sta chiuso e inscatolato in magazzino. Oppure sotto terra in attesa di scavi e di finanziamenti per farli. Il progetto sul quale le archeologhe Gambacurta e Ruta cercano di gettare luce e calamitare attenzione si riassume in una definizione: archeologia pubblica. Il che, concretamente, significa un luogo (lo stesso deposito del Comune, per esempio) opportunamente protetto, aperto alle visite, alla gente interessata. Una sorta di laboratorio a vista dove magari chi arriva, va da sé munito di curiosità e propensione specifiche, possa anche partecipare fattivamente e in presa diretta a qualcuna delle operazioni di scavo dei reperti dalla coriacea terra o di pulitura, sotto il controllo degli esperti. Insomma, un modo per valorizzare e rendere pubblica l’archeologia di Padova in altri spazi che non siano il Museo che di sicuro non è espandibile.


Andrea Colasio, assessore alla Cultura, è in sintonia con un simile percorso: «E’ un approccio innovativo, finora l’archeologia è rimasta separata dalla città ed è sbagliato: le viscere di Padova restituiscono frammenti di storia che a loro volta vanno restituiti alla collettività».


E, continua: «Certamente io sono disponibile a mettere qualcosa, ma si tratta di trovare sponsor e collaborazioni con tutti i soggetti interessati. Insomma, mettere in piedi un processo di valorizzazione». Intanto, comunque, un’idea la tira fuori, concreta: «Al Museo a brevissimo inauguriamo per davvero i nuovi laboratori didattici: li avevo progettati e realizzati trovando finanziamenti europei. Poi sono stati inaugurati e sono rimasti chiusi due anni e ora li apriamo. E’ uno spazio di didattica museale e, perché no, potrebbe ospitare una parte di reperti che non trova spazio espositivo e diventare un primo laboratorio di archeologia pubblica».


Per inciso, è in cerca di casa, anzi di teca, anche il bellissimo scheletro del giovanotto paleoveneto sacrificato assieme a cavalli, ritrovato in via Tiepolo. Uno dei pezzi forti della mostra “Venetkens”.


(a.pi.)


Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova