Università, c’è lo psicologo online

Arriva al Bo lo psicologo online, un servizio innovativo di cui l’Esu di Padova è pioniere a livello nazionale. Se l’esperimento funziona, la pratica sarà esportata a breve nelle altre università del Veneto e, forse, d’Italia.
«I dati sul disagio psicologico e sulle dipendenze fra gli studenti universitari» spiega l’amministratore dell’Esu Rocco Bordin «ci hanno fatto riflettere sulla necessità di investire sul servizio di prevenzione e assistenza: abbiamo impegnato 55.000 euro, quasi il doppio rispetto agli anni precedenti, per avviare un progetto ambizioso».
A rivolgersi al Sap (Servizio d’assistenza psicologica) dell’ateneo sono un migliaio di ragazzi l’anno, mentre a consultare il sito, da gennaio 2014, sono già stati 2.300. «I dati» commenta il professor Alessio Vieno, coordinatore del Sap «sono in crescita rispetto a qualche anno fa, quando a cercare informazioni erano soprattutto studenti di Psicologia, e più per motivi di studio che altro. Cinque anni fa erano l’80%, oggi appena il 10%. Per contro, è in aumenta la fetta di studenti provenienti dall’area di Ingegneria. Le ragioni sono anche culturali: per quanto ci sia ancora diffidenza, oggi c’è sicuramente più apertura nei confronti della consulenza psicologica».
Di tutti i ragazzi che passano dal Sap, circa 200 vengono poi indirizzati verso un’assistenza di tipo psichiatrico: «La maggior parte, parliamo circa del 40%» spiega il professor Paolo Santonastaso, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova «manifesta problemi legati alla depressione, che è il disturbo più frequente. Non va sottovalutato, perché nella fase acuta rischia di portare a tentativi di suicidio».
Gran parte dei casi meno gravi, soprattutto fra le ragazze, tendono a manifestare, invece, problemi d’ansia. Nell’ultimo periodo, Esu e Sap si sono occupati di raccogliere alcuni dati che emergono dagli accessi al sito, cercando di individuare le patologie in aumento. La rilevazione indica che dei 70 mila studenti del Bo oltre il 20% (uno su 5) fa uso eccessivo di alcolici, mentre il 3%, probabilmente, è già un alcolista.
L’11%, poi, è a rischio per quanto riguarda il gioco d’azzardo, mentre una percentuale relativamente alta, il 5,5% è già un giocatore “problematico”, cioè con problemi di dipendenza patologica. Alle forme di disagio già note se ne aggiungono altre, che hanno preso piede negli ultimi anni. Secondo le proiezioni del Sap, è probabile che una fascia non irrilevante di universitari, tra il 3 e il 7%, soffra di dipendenza dal web e dai social network.
«Il colloquio online» conclude Rocco Bordin «è una novità importante, non solo perché permette si scavalcare eventuali barriere logistiche, ma anche perché garantisce l’anonimato. Il fatto di andare da uno psicologo, nonostante i progressi culturali degli ultimi anni, è ancora visto come stigmatizzante. Certamente il supporto online farà emergere molte situazioni che, in passato, sono rimaste nascoste».
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