Uno Scorsese visionario: ecco «Hugo Cabret»

VENEZIA
Martin Scorsese ama il cinema alla follia e il suo ultimo film "Hugo Cabret" è una eloquente e appassionata dichiarazione d'amore per la Settima Arte. Per l'autore italo-americano il cinema è il veicolo dei sogni, il mezzo per ritornare bambini. Anzi, è proprio l'innocenza del fanciullo lo stato d'animo ideale, forse l'unico possibile, per "vivere" veramente le immagini in movimento, per recuperare quella capacità di stupirsi o di spaventarsi come se il treno in arrivo alla stazione di La Ciotat potesse davvero sfondare lo schermo e investire gli spettatori. Non è un caso che il cinema dei padri (quello dei fratelli Lumiere, per l'appunto, ma soprattutto quello dell'illusionista inventore George Melies) sia il perno attorno al quale ruota la pellicola di Scorsese, che, ispirandosi alla celebre graphic novel di Brian Selznick - «La straordinaria invenzione di Hugo Cabret»- racconta una storia fantastica in cui illusione e realtà vanno a braccetto, come se l'una, per sopravvivere, si nutrisse dell'altra e viceversa.
Siamo nei primi anni del '900 a Parigi. Hugo (Asa Butterfield) è un orfano che vive all'interno della Gare Montparnasse insieme a un misterioso automa lasciatogli in eredità dal padre, morto in un incendio. Nascosto dietro ai vetri o tra gli ingranaggi del grande orologio della stazione, Hugo, impegnato a scappare da un inflessibile capostazione (Sacha Baron Cohen, noto per Borat, il kazako sessista e demenziale) che lo vorrebbe spedire in orfanotrofio, fa la conoscenza di George (Ben Kingsley), proprietario burbero e deluso di un curioso negozietto di giocattoli meccanici e di sua nipote Isabelle (Chloë Grace Moretz), grande appassionata di libri. L'incontro segna l'inizio di una avventura meravigliosa che porterà Hugo a scoprire il mistero del suo automa, attraverso un lungo viaggio sino alle origini del Cinema. Perché nonno George altri non è che quel Melies, primo artigiano e inventore di effetti speciali, colui che - come disse Godard - trovò l'ordinario nello straordinario, realizzando le prime pellicole di fantascienza della storia ("Viaggio nella Luna"). Tra una citazione cinefila e l'altra, Scorsese omaggia uno dei grandi demiurghi del Cinema, attraverso gli occhi di due ragazzini che, scavando nel passato e nelle immagini, ri(scoprono) la bellezza della visione e dell'esperienza filmica. Girato in 3D (in stereoscopia realmente creativa, per nulla invadente), "Hugo Cabret" ha fatto il pieno di candidature - ben 11 - ai prossimi premi oscar che saranno consegnati a Hollywood il 26 febbraio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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