Valandro a processo Il sindaco Ivo Rossi chiede 50 mila euro

Reclamato un risarcimento da Razzismo Stop e Giuristi democratici. Goisis contro Tosi: «Fu condannato pure lui»
Di Cristina Genesin

Tutte le costituzioni di parte civile ammesse, dal Comune di Padova ai Giuristi democratici, da Razzismo Stop all’associazione veronese per gli Studi giuridici sull’Immigrazione (Asgi). E concessione di un termine al difensore per studiare le carte in vista del confronto processuale rinviato al 15 luglio quando tornerà in aula l’ex consigliera di quartiere della Lega (espulsa), Dolores Dolly Valandro, mente-pensante del farneticante invito allo stupro contro la ministra nera Cécilie Kyenge («Ma mai nessuno che se la stupri?..»). Nel giorno del giudizio davanti al tribunale di Padova si riducono a un manipolo di pochi e colorati manifestanti i “duri e puri” (un tempo) della Lega, pronti a sbandierare l’orgoglio padano a sostegno di Dolly. Tra loro, la battagliera ex parlamentare di fede bossiana, Paola Goisis, fresca di espulsione ancora non definitiva (almeno, dice lei), il giovane lombardo Davide Redolfi tutto-di-verde-vestito amministratore del gruppo “Io sto con Dolores” creato su Facebook e Davide Fabbri, il “vichingo” romagnolo dell’edizione 2011 dell’Isola dei famosi in cerca di una notorietà, mai agguantata, tanto da denunciare Ventura (Simona) e produzione. Tutti esuberanti (sempre in modi civili e pacati) fuori dal palazzo di giustizia e tutti composti dentro l’aula dove Dolly, jeans e maglietta, occhialoni neri sempre infilati, è apparsa piccola e timida quando – affiancata dal difensore, l’avvocato Massimiliano Nicolai di Cervia, presidente della Camera penale di Romagna – si è seduta davanti al tribunale, presieduto dal giudice Alessandro Apostoli Cappello, a pochi metri dal suo accusatore, il procuratore aggiunto Matteo Stuccilli. Che per lei, appena 12 giorni dopo la clamorosa “pensata” divulgata urbi et orbi in rete, ha chiesto (e ottenuto) il processo per direttissima con l’accusa di istigazione a commettere atti di violenza sessuale per motivi razziali. Mezz’ora o poco più e le (aspiranti) parti civili hanno spiegato le ragioni del loro intervento nel processo, l’avvocato Giorgio Gargiulo per il sindaco reggente Ivo Rossi, l’avvocato Aurora D’Agostino per Razzismo Stop e i Giuristi democratici e l’avvocato Federica Panizzo per Asgi. Non è una questione di soldi (benché chiedano un risarcimento rispettivamente di 50 mila euro il Comune, 10 mila a testa Razzismo Stop e i Giuristi democratici, da quantificare l’Asgi), ma della violazione di un insieme di interessi, volti a garantire la pari dignità fra i cittadini, e delle norme di civile convivenza. Accolte dai giudici le richieste con qualche disappunto del difensore: «Sono sorpreso... Che danni hanno subito? Certo la frase pronunciata è brutta, inopportuna, poteva risparmiarsela, ma non è ispirata al razzismo. Temo che il tribunale avverta troppo la pressione mediatica».

Valandro resta zitta. Goisis, invece, parla anche per lei: «Ha detto quello che tutti pensiamo. Basta vivere all’Arcella, che è la nuova via Anelli... Le sue parole? Quelle di una persona esasperata». La Lega di Maroni e Tosi ha preso le distanze e Goisis è furibonda: «Flavio Tosi non si ricorda più quando, condannato per dichiarazioni razziste contro i Rom, abbiamo sfilato e raccolto fondi per lui a Verona? Eppure fu lui a candidare Gentilini che voleva vestire gli immigrati come leprotti e fare pim pim con il fucile. E ora che vuole? Ricostruirsi una verginità?».

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