«Veniamo al conservatorio per studiare, non per rischiare»

Lo frequentano quotidianamente, la maggior parte da anni, e ci vanno volentieri perché amano la musica e lo strumento a cui hanno deciso di dedicare i propri studi. Sono gli studenti del conservatorio Pollini, 750 in tutto, che vanno ad aggiungersi a quelli che frequentano i corsi singoli arrivando a quasi 900 persone. Più 81 docenti e una trentina di collaboratori a contratto. Tutte persone che non nascondono di rendersi conto di come la struttura del conservatorio sia vetusta ma soprattutto pericolosa.
«Frequento il Pollini da un anno. Quando vengo qua non penso a quello che potrebbe succedere, nonostante mi renda conto delle molte carenze a livello strutturale. Poi però quando succedono episodi come questo o come quello di aprile rifletto di più su quello che rischiamo» dice Virginia Rumignani, studentessa di pianoforte di Treviso. «Sicuramente non c’è quella massima sicurezza che ci possa far studiare in tranquillità», aggiunge Filippo Barbugian, da 9 anni studente di pianoforte al Pollini «Ogni volta che si verifica qualche evento atmosferico particolare siamo preoccupati che succeda qualcosa, e questo non è certo bello».
Nella nuova sede non spera solo la direzione ma anche gli studenti. «Si parla da tanto tempo di cambiare sede ma mi pare che alla fine non si sia mosso quasi nulla. Noi ne saremmo sicuramente felici» dice Lorenzo De Angeli, studente di pianoforte da 10 anni.
Il sentimento è comune anche fra il personale del Pollini: «I locali dove i ragazzi vanno a fare lezione sono indecenti, con le crepe nei muri. Abbiamo più volte segnalato la cosa, perché temiamo ci siano problemi di stabilità dell’edificio, ma ogni volta si mette una pezza e nulla più» sottolinea Aldo Palaia, assistente che si occupa della gestione del personale nel conservatorio. —
A. F.
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