Vigonza, chiesto il processo per Solidalia: «Nella coop episodi di caporalato»
Tre indagati: accuse di favoreggiamento dell’immigrazione e sfruttamento di venti lavoratori stranieri

Le indagini sono chiuse: secondo la Procura le prove raccolte sono solide, e chiede il rinvio a giudizio. E ci sono accuse pesanti per i tre indagati residenti nel Padovano, ai vertici della cooperativa Solidalia di Vigonza. Caporalato, estorsione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono solo alcune delle contestazioni. Secondo quanto ricostruito, tra il 2023 e il 2024 sarebbero stati impiegati almeno venti cittadini stranieri irregolari o in attesa del rilascio del permesso di asilo e soggiorno, in deroga alle autorizzazioni sull’accoglienza straordinaria.
Per alcuni di loro il lavoro non avrebbe comportato alcuna retribuzione, se non la prospettiva di continuare a beneficiare dell’ospitalità all’interno delle strutture e del supporto nella compilazione dei documenti per l’Ufficio immigrazione. Un meccanismo che, secondo l’accusa, trasformava l’assistenza in ricatto: chi si rifiutava di piegarsi alle condizioni imposte rischiava di perdere casa e tutela legale.
Gli accertamenti, coordinati dal sostituto procuratore Benedetto Roberti e condotti dall’Ispettorato del lavoro con la Squadra Mobile di Padova, hanno ricostruito turni fino a venti ore settimanali nei reparti di assemblaggio ed etichettatura di pacchi.
Senza alcuna formazione professionale, senza conoscenza della lingua e senza dispositivi di protezione individuale. È emerso che in diversi casi gli stranieri lavoravano scalzi o privi di indumenti adeguati, maneggiando strumenti complessi e pericolosi in ambienti privi di standard minimi di sicurezza.
Il legale rappresentante di Solidalia, Paolo Tosato, 50 anni (difeso dagli avvocati Leonardo Arnau e Piero Galimberti) è il principale indagato. A lui si imputano i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in violazione al Testo unico sull’immigrazione, e di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Con lui è coinvolto Davide Costa, 37 anni, socio della coop e dipendente della “Le Orme”, difeso dagli avvocati Vincenzo Cusumano e Anna Ceccato.
Insieme avrebbero gestito l’impiego degli stranieri irregolari e il loro distacco in varie imprese locali, soprattutto nel settore della logistica. Il terzo indagato, Tommaso Toffalini, 48 anni, assistito d’ufficio dall’avvocata Paola Menaldo, è accusato in concorso di aver fatto lavorare un cittadino senegalese di appena 26 anni in attività mai retribuite, dalla logistica fino a mansioni stagionali nelle vigne.
L’assenza di conoscenza della lingua italiana e di consapevolezza dei propri diritti avrebbe reso l’uomo particolarmente vulnerabile allo sfruttamento. Quadro ancora più contraddittorio se si considera che Solidalia, oggi in liquidazione coatta, si presentava come una realtà sociale orientata all’inclusione, nata per offrire opportunità a ex detenuti, persone con disabilità e soggetti assegnati a lavori socialmente utili. Una missione di facciata che, secondo la Procura, si è tradotta in pratiche diametralmente opposte, con sfruttamento sistematico di migranti in condizioni di fragilità.
A complicare il bilancio vi è anche il provvedimento emesso dal Gip nel febbraio 2024, che aveva disposto il sequestro preventivo della cooperativa. Un atto che già allora aveva messo in luce la gravità della situazione, incidendo su una struttura che contava circa 177 persone tra dipendenti, ospiti di centri di accoglienza straordinaria e addetti ai lavori socialmente utili.
Il fascicolo ora passa al vaglio del gip Domenica Gambardella. La decisione è attesa per il 13 gennaio del prossimo anno: spetterà alla magistrata valutare il rinvio a giudizio dei tre indagati. Se confermato, il processo sarà chiamato a chiarire non solo le responsabilità individuali, ma anche la tenuta complessiva dei meccanismi di controllo nell’accoglienza straordinaria. Perché il caso Solidalia non riguarda solo una singola coop, ma interroga le falle di un sistema in cui la linea tra solidarietà e sfruttamento appare, ancora una volta, terribilmente sottile.
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