Gioventù violenta, in due nei guai: avevano aggredito dei quindicenni
Entrambi di 19 anni, supportati da una baby gang, hanno seminato il panico. Una ha aggredito una ragazzina fuori da scuola, l’altro ha messo a segno una rapina: rischiano il processo

Bullismo che sfocia in atti criminali. Violenza pura che si traduce in reati come la rapina, anche se scaturita probabilmente dal puro gusto di sentirsi forti, di dominare, di umiliare. È forse questo il contesto in cui sono maturate tre aggressioni da parte di giovani ad altri giovani. Anzi, giovanissimi. Fortunatamente le vittime non sono rimaste zitte.
E, sostenute dalle rispettive famiglie, si sono rivolte alle forze dell’ordine e hanno denunciato, rendendo possibile l’avvio di un’indagine – coordinata in entrambi i casi dal pubblico ministero Sergio Dini – che ha portato all’identificazione degli autori delle aggressioni. E per loro si apre la stagione della resa dei conti.
Tre contro due
La procura, infatti, ha chiesto il processo per Sara Petrovic. Vent’anni il prossimo 2 agosto con residenza a Villafranca Padovana, era a capo della spedizione punitiva di cui facevano parte anche altre due ragazze minorenni (di 13 e 15 anni, già segnalate alla procura dei minori di Venezia) decise a dare una lezione a due amiche quattordicenni. La loro colpa? Aver pronunciato alcune parole di troppo nei confronti del fidanzatino di una del terzetto.
È il 12 marzo scorso, alle 13 di un mercoledì come tanti altri. Il terzetto aspetta fuori da scuola – l’istituto Leonardo Da Vinci in via San Giovanni di Verdara – le due candidate vittime che escono con lo zainetto in spalla. Poco dopo vengono accerchiate e bloccate.
Dopo le minacce e offese, volano pugni e schiaffi. Petrovic colpisce al volto una delle due che cade a terra e, a quel punto, la prende di mira pure con dei calci. Poi all’amica della vittima, Petrovic urla «Tira fuori il telefonino sennò facciamo un disastro».
Quindi, spalleggiata dalle due minori, parte con calci e pugni alla pancia e al volto contro la ragazzina, poi presa per il collo mentre altri coetanei assistono senza far nulla. Di più, alcuni riprendono tutto con il cellulare per pubblicare sui social la scena. E il video risulta fondamentale come strumento per identificare le (presunte, finché non c’è sentenza) responsabili dell’accaduto e come atto d’accusa. Tanto che il pm Dini, a tempo di record, chiude l’indagine e chiede di mandare a processo la ragazza (destinataria per via amministrativa di un Daspo urbano) contestando (in concorso con le due minorenni) i reati di minaccia, lesioni volontarie e di rapina pluriaggravata.
È già fissata per il prossimo 29 settembre l’udienza preliminare davanti al gup Maria Luisa Materia che dovrà pronunciarsi sulla richiesta.
La seconda aggressione
Appuntamento davanti al gup Elena Lazzarin il 23 settembre per Babacar Diaw, 19enne senegalese di origine residente a Padova, chiamato a rispondere di rapina aggravata messa a segno sempre nel centro di Padova.
E sempre quel maledetto mercoledì del 12 marzo scorso quando, supportato da altri cinque sgherri (non identificati al momento) avrebbe accerchiato un quindicenne, fissandolo dritto negli occhi a pochi centimetri di distanza, reclamando soldi e intimandogli di aprire lo zaino e consegnare la copertina del suo cellulare. Una rapina stupida quanto al bottino (10 euro il contante ).
Una rapina replicata il giorno prima, l’11 marzo, nei confronti di un altro quindicenne sempre a Padova accerchiato e poi aggredito con lo spray al peperoncino soltanto per derubarlo di una sigaretta elettronica. Pure in questo caso un mero esercizio di violenza e intimidazione senza senso. Solo per mostrare la propria forza con il branco intorno, una baby gang di minorenni che “giocano” a fare i violenti con i coetanei per sentirsi potenti.
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