«Votate no, San Vitale ha tutto da perdere»

È nato in paese l’unico comitato contrario alla fusione con Santa Margherita d’Adige, Saletto e Megliadino San Fidenzio
MEGLIADINO SAN VITALE. L’unico vero fronte di resistenza alla fusione che porterà alla nascita di Quattroville arriva da Megliadino San Vitale, unico Comune che può “vantare” un comitato avverso alla fusione tra San Vitale, Megliadino San Fidenzio, Saletto e Santa Margherita d’Adige. Si chiama Comitato contrario alla fusione di Megliadino San Vitale ed è presieduto da Massimo Mussolin, già vicesindaco durante il mandato di Barbara Mizzon, sorella dell’attuale primo cittadino. «Siamo un Comune contrario alla fusione di San Vitale, non contrario al concetto di fusione in sé» chiarisce Mussolin «Riteniamo che la fusione non sia una necessità per il nostro paese, mentre magari lo è per gli altri tre, e che si stiano pesando eccessivamente i benefici economici del prossimo decennio senza considerare quello che accadrà quando termineranno i finanziamenti statali per la fusione».


Il comitato sottolinea, innanzitutto, come «i contributi statali e regionali serviranno ad abbassare le tasse degli altri Comuni e non le nostre, che sono già al minimo: degli 11 milioni di contributo, 4 saranno utilizzati per ridurre le tasse degli altri tre Comuni. Lo si evince chiaramente dallo studio di fattibilità a supporto della fusione». Mussolin e il comitato segnalano inoltre come San Vitale abbia delle entrate eccezionali che non derivano dalla tassazione ai cittadini: «Quasi 470 mila euro all’anno, che arrivano dai 180 mila euro di trasferimenti statali, dai 189 mila euro di affitto dei beni vallivi comunali (San Vitale conta su 185 ettari di terreni, contro i 93,5 di San Fidenzio, i 3 di Saletto e i 25 di Santa Margherita,
ndr)
e dai 93 mila di produzione di energia degli impianti fotovoltaici. San Fidenzio si ferma a 118.500 euro, Saletto a 231 mila e Santa Margherita a 180.500. Quei 250 mila euro di introiti maggiori non rimarranno più ai cittadini sanvitalesi, ma saranno divisi con gli altri Comuni». Secondo il comitato, «le fusioni oggi vanno di moda esattamente come lo andavano vent’anni fa le unioni: ora dividiamo una buona fetta di finanziamenti, ma tra dieci anni – quando gli stanziamenti dall’alto termineranno – cosa ci resterà? Cosa dovrà dare San Vitale, che oggi gode di ottimi bilanci e di una sana tassazione, agli altri Comuni? Si leggono molti studi sui benefici della fusione a breve termine, ma si sa poco di ciò che accadrà alla fine dei finanziamenti extra».


In un volantino diffuso alla cittadinanza, il comitato ha pronosticato anche la chiusura di alcuni servizi: «È impensabile che in un Comune di 9 mila abitanti sia concessa la possibilità di tenere aperte 4 scuole elementari e 3 scuole medie. Anche gli uffici postali nel medio periodo saranno dimensionati: basti vedere Montagnana, che con 9 mila abitanti ne ha solo uno». L’invito del comitato è chiaro: «Non c’è il quorum al referendum e dunque è necessario che tutti i cittadini si rechino a votare, esprimendo il dissenso alla fusione».


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