Estate, aria di vacanze. Ma la bellezza di un tempo sospeso è la semplicità dell’ozio
L’estate la senti quando la calura occupa le città, coinvolge il corpo, crea un colore preciso al terreno, la vegetazione si altera e i colori diventano sommessi. La mente, infine, tende ad andare...

L’estate la senti quando la calura occupa le città, coinvolge il corpo, crea un colore preciso al terreno, la vegetazione si altera e i colori diventano sommessi. La mente, infine, tende ad andare altrove. Apparentemente il divagare mentale, quel bisogno di leggerezza, di avere un tempo sospeso, è il desiderio di stare a guardare il mare, le cime delle montagne, il desiderio di sole addosso e dell’acqua in cui far precipitare le emozioni. In realtà il meccanismo principale è un ideale, il risultato di un lungo inverno, quel periodo che con il freddo costringe l’umano al ritiro, alla concentrazione nel lavoro, dove anche i colori cupi del cielo e il buio precoce portano al ritiro fisico ed interiore.
L’estate certifica la resa dall’impegno, una sorta di liberatoria al riposo, obiettivo finale e razionale che riguarda la possibilità di abbandonare orari e responsabilità, scuola e ufficio. L’estate è l’inizio della conclusione anche di un tempo preciso, è la conclusione di una fase, tant’è vero che il rientro da questo periodo, anche se sarà breve, è difficile perché richiede la programmazione dell’anno che verrà. L’estate avanza quando i vestiti diventano leggeri e inevitabilmente si muove anche un circuito emotivo, non sempre visibile, ma che riesce a mettere in discussione la nostra stabilità psicologica. È libertà dell’eros, ma è soprattutto l’occasione di mettere in atto le pulsioni nel tempo sospeso.
Programmare le vacanze è spesso una verifica della situazione in cui si trovano i nostri rapporti familiari, sentimentali, genitoriali. L’estate coincide con l’obbligo a cui è difficile sottrarsi che è il tempo largo e la relazione ravvicinata. Gli amori precipitano, le relazioni clandestine devono fare i conti con la realtà, dove non è più il weekend a decretarne i limiti, ma la vacanza e l’evidente sottrazione a cui deve sottostare l’amante. L’estate è iniziata in questo tempo, dando come eccellenza la calura africana, l’elemento principale che la rappresenta. In realtà deve fare i conti con l’assottigliarsi del potere d’acquisto della famiglia italiana. La vacanza si restringe, si ritorna nelle case di famiglia, nei borghi che abbiamo lasciato, si sta di più in città con il gelato o a costruire in casa spaccati simbolici di riviera adriatica. La nostra Italia, soprattutto questa estate, dovrà fare i conti con una specifica e profonda conflittualità, il dolore del cambiamento, la nostalgia del passato, e parallelamente lo sguardo ironico e consapevole che le vacanze per molti saranno solo un ideale. L’economia renderà la nostra estate un po’ più debole, e saranno più fastidiose del solito le copertine di molti rotocalchi che immortaleranno una differenza sociale sempre più netta e precisa, quella immortalata nei soliti luoghi fatti di spiagge esclusive, catamarani, yach, una separazione netta tra un mondo e quello che ci decreta la Cgia di Mestre sulle nuove povertà.
Difficile tornare al passato, con le piccole Fiat, cariche di ombrelloni, borsoni carichi di viveri più per un condominio che per una famiglia. La sab
bia e i costumi fatti in casa rendevano quelle vacanze italiane cariche di libertà e di una rincorsa a un benessere gioioso ben diverso da quello cinico e avido dei nostri giorni.
Il tempo di quegli anni era guidato da un eros gagliardo anche se un po’ primitivo, tutti veleggiavano verso la villeggiatura con un’idea di leggerezza e di libertà estrema. Il nostro tempo oggi è il divertimento estremo per i più giovani e un amarcord sommerso per tutti gli altri.
La vacanza non è un obbligo, è una scelta, e potrebbe essere quella di consentire al sole ed al mare e alla natura, a costi zero, di farci ricordare che la bellezza di un tempo sospeso è la semplicità dell’ozio.
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