Il silenzio e la pazienza delle donne venete rappresentano il più alto grado di eroismo

Le buone idee spesso, soprattutto nel nostro Paese, vengono poi delimitate, frantumate e banalizzate dalla loro esecuzione, una sorta di scissione tra pensiero ed azione. E così, la Regione Veneto, decide di dedicare spazi pubblici esibitivi come testimonianza ad eroi veneti. La scelta non si sa come sia avvenuta o come sia stata fatta, ma il senso educativo e di testimonianza verso i personaggi della storia contribuiscono a promuovere un’identità sociale e valoriale positiva. Stridono un po’ le scelte dei personaggi come Galileo Galilei ad esempio, che è transitato a Padova, ma non è certamente veneto, ma sarebbe anche interessante capire cosa ha prodotto la scelta di Pigafetta, Cristofori e Ferrarin. Palladio e Canova ci stanno, ma rimossi Ruzzante e Goldoni. Personaggi interessanti, con biografie importanti, ma è un procedere scomposto quello che è stato effettuato. Personaggi sì che rappresentano eccellenze, ma poi si precipita negli aspetti emotivi, scelte non razionali, perché sicuramente Giotto non è da meno di Galileo. Le scelte in ogni caso non vanno contestate, ma interpretate. Sicuramente lo sguardo sui riconoscimenti che le istituzioni riescono a fare sui loro personaggi, sia storici che culturali, priva le figure femminili non solo della scelta, ma del riconoscimento stesso: donne venete prive di un posto, di un luogo mentale che le riconosca e le renda degne di nota (ma su questo si veda il parziale dietrofront della Regione in altra parte del giornale, ndr). Eppur abbiamo una Gaspara Stampa e un’Elena Cornaro Piscopia, famosa per essere stata la prima donna a laurearsi nel mondo. La rimozione culturale sui mancati riconoscimenti a figure femminili venete è quasi psicologica, una rinuncia strutturale da parte di chi ha voluto questo progetto e questo tributo, che ha indubbiamente rinunciato a pensare che anche il mondo femminile ha avuto voce, senso e capacità di un eroismo basato sulle scelte e soprattutto, come la Cornaro, il coraggio rivoluzionario di dare eccellenza al sapere visto il tempo nel quale è vissuta, dove certamente i ruoli femminili non erano consentiti nel mondo delle scienze da parte della visione maschile del tempo. Scegliere vuol dire stabilire, indirizzare, ritenere che quella designazione debba orientare la riconoscibilità. Il Veneto è sempre stato declinato come una regione a scarso contenuto culturale, scarna nel dare significato alla cultura, protesa piuttosto alla ricerca di uno status economico, al raggiungimento di quel benessere che ripagasse questo territorio dalle infinite povertà. Rimane il Veneto della magnifica e gloriosa Serenissima, che è stato il luogo di una realtà politica, economica e culturale che ha avuto senso nel mondo. Repubblica di Venezia dominante, ma incapace di fatto di creare una continuità consolidandola nella cultura del sapere nel corso del tempo. Padova e la sua Università, dove è transitato il mondo della scienza e della conoscenza per tutti questi millenni: imparare, conoscere, studiare come fonte strutturale di una vita sociale. L’eroismo di Ferrarin non basta per celebrarlo, così come il Pigafetta o Cristofori, di fatto questo Veneto mostra la verità sulla sua incapacità di avere nella cultura un sistema valoriale che lo renda eccellente. Dimenticare, sottovalutare l’importanza delle donne venete rende inadeguato il progetto e fa emergere una maschilità troppo radicata e del resto, se guardiamo con serenità la struttura sociale del Veneto, c’è poca riconoscibilità per il mondo femminile. Sono gli uomini ciclicamente a ricordarsene più come senso di colpa che come riconoscimento reale. In realtà la storia e il successo che sono stati del Veneto, non si sa se lo saranno ancora, sono dati anche dal silenzio e dalla pazienza delle sue donne, il più alto grado di eroismo.
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