La sessualità non è un tema fondamentale per il bambino, né libri e cartoni animati da soli la influenzano

La psicologia dell’età evolutiva ha dato da sempre grande importanza alle tappe evolutive, a quel processo di crescita a cui il bambino sottostà, che riguarda il suo naturale sviluppo psicofisico per cui un’età o un’altra, nell’educazione, hanno la loro importanza. Le tappe evolutive individuate da Jean Piaget sono state il punto di riferimento scientifico per un secolo, e a tutt’oggi hanno la loro rilevanza, e come può essere stato il lavoro di Sigmund Freud nella psicanalisi, ci obbligano ogni volta che si trattano temi sui bambini a tenerne conto.
Lo sviluppo psicofisico del bambino procede a seconda delle capacità acquisite e di ciò che ha a disposizione come esperienza durante la sua crescita, tenendo conto che ogni fase evolutiva comporta capacità differenziate, il pensiero astratto ad esempio si inizia a percepire solo in una determinata fase di crescita, più o meno tra i 5 e i 6 anni, ed è inoltre necessario tener conto della soggettività, del contesto familiare, dei contenuti culturali che presuppongono che gli indirizzi educativi passino attraverso tutte queste altre declinazioni, che determineranno in seguito il comportamento sociale.
È in atto, ciclicamente e con varie declinazioni, da più di un secolo, il tentativo di tracciare i contenuti e le modalità da trasmettere al mondo dell’infanzia per consentire quei comportamenti che a seconda di ogni periodo storico vorrebbero determinarne l’atteggiamento culturale e l’indirizzo sociale. È di fatto l’adulto che decide di modificare la percezione del bambino e i suoi comportamenti e anche l’interiorizzazione delle regole sociali. Questo obiettivo spesso va a contrapporsi con i sistemi educativi in atto, ma può succedere anche il contrario, che i contenuti culturali vadano ad interferire sulle scelte di indirizzo della famiglia.
La sessualità è uno dei temi ciclicamente fonte di conflitto e dibattito a partire da quali siano gli strumenti da utilizzare per migliorarne la percezione. Formare un adulto libero dai pregiudizi è sicuramente il grande tema che ha mosso infinite iniziative lungo il ‘900, spesso ideali o utopiche, e non sempre sono riuscite a far crescere correttamente, senza pregiudizi ed inibizioni, le generazioni. Libri, teatro, cartoni animati, sono indubbiamente un grande canale formativo che può influenzare un soggetto in età evolutiva che, attraverso l’esperienza può formarsi un’idea del mondo, ma non è così scontato che oggi in una società dagli infiniti stimoli, spesso contrapposti, ci sia veramente la possibilità di influenzare e proporre nuovi modelli di comportamento sociale. L’apprendimento riguarda non solo nozioni e conoscenza: anche i sistemi affettivi e relazionali incidono nella formazione. La proposta di fare entrare un bambino durante le sue tappe evolutive nel grande mondo della sessualità e dell’identità di genere, o dei suoi cambiamenti, richiede un atteggiamento non superficiale e soprattutto che non ne stravolga la corretta percezione emotiva, sapere che esistono infiniti modi di amare, di essere, di vivere la sessualità, non è un tema fondamentale per il bambino, perché la sua modalità di conoscere il mondo che lo circonda, procede spesso per la naturale acquisizione e percezione di ciò che gli accade lo circonda, e più che porsi un problema di cambiamento culturale sui temi della sessualità, è rilevante soprattutto la percezione di se stesso. Conoscere e sapere non impedisce all’individuo di mettere in atto comportamenti inesatti. Il nostro secolo è costruito nella convinzione che si possano modificare gli atteggiamenti con la conoscenza, ma non è così, perché la conoscenza passa attraverso la propria soggettività e sui grandi temi che riguardano i pregiudizi sociali ciò che più ha valore è formare l’individuo al rispetto, innanzitutto di se stesso, e evitare la formazione del pregiudizio.
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