L’archivio digitale di Comisso bloccato dalla Soprintendenza
TREVISO. La Soprintendenza blocca il progetto di digitalizzazione dell’archivio dello scrittore Giovanni Comisso. La notizia è arrivata come una doccia fredda all’associazione “Amici di Comisso” che nella biblioteca civica aveva avviato lo scorso gennaio il lavoro presentandolo con tanto di conferenza pubblica.
«È una situazione kafkiana. Lunedì ho ricevuto una email da parte del direttore dei Musei Civici Emilio Lippi che comunicava lo stop del progetto, ma da quel momento più nulla, tutti tacciono» commenta dispiaciuto Ennio Bianco, presidente degli “Amici di Comisso”. In questi sei mesi il lavoro è stato intenso, l’associazione di volontari ha già tradotto in formato digitale oltre settemila documenti dell’archivio del grande scrittore. «Proprio non si spiega quello che sta accadendo» aggiunge Bianco.
Nell’intricata vicenda affiora anche il mistero di una lettera di chiarimento. «Di questa missiva si sono perse le tracce, non sappiamo se sia stata mandata o meno, né il contenuto eventualmente inviato alla Soprintendenza» conferma il presidente degli “Amici di Comisso”. L’episodio risale allo scorso maggio quando la Soprintendenza aveva inviato al Comune di Treviso una serie di quesiti. «Insieme al dottor Lippi abbiamo costruito la risposta tecnica, punto per punto, un documento a due firme, la mia e la sua, ma non sono sicuro che sia stato spedito alla Soprintendenza» aggiunge Bianco, provando ad aprire uno spiraglio.
«Noi siamo disponibili a mostrare il lavoro fatto e a proseguire da questo momento in poi in collaborazione con la Soprintendenza». Sul punto interviene l’assessore alla Cultura di Ca’Sugana Lavinia Colonna Preti: «Abbiamo seguito tutto l’iter in un percorso condiviso, la Soprintendenza non ha fermato il lavoro ma solo chiesto delle informazioni che verranno fornite per avviare una seconda fase di dialogo».
Dall’inizio dell’anno a oggi l’associazione ha assunto una ricercatrice laureata in Lettere per curare il processo di digitalizzazione e un team di volontari ha lavorato con un software dedicato per tradurre l’immenso patrimonio cartaceo in formato digitale. «Abbiamo fatto tutto gratuitamente, senza chiedere un euro al Comune, con figure competenti e le migliori tecnologie sul mercato. Non riusciamo a capire le ragioni di questo stop» prosegue Bianco.
Fino ad ora sono stati già trattati migliaia di carteggi estratti dai 18 faldoni che comprendono lettere, taccuini, vecchie cartoline e fotografie. Materiale prezioso che comprende i messaggi di Comisso ai genitori durante la Prima Guerra Mondiale, disegni inediti realizzati durante i viaggi in Asia, gli scritti a Joyce, Montale, Svevo, De Chirico e altri intellettuali del Novecento. «Sono fiduciosa» conclude l’assessore Colonna Preti «si troverà la soluzione». —
Valentina Calzavara
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