L’arte organaria in Friuli un catalogo monumentale e le aziende di restauro
TRIESTE. Il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana con il maggior numero di organi in rapporto alla popolazione. Non c’è praticamente paese, non c’è chiesa, che non ospiti uno o più strumenti che gli storici della musica considerano il principe tra tutti quelli oggi conosciuti. È una storia che affonda le sue radici nei secoli: in Friuli Venezia Giulia infatti ci sono strumenti del XVI secolo – su tutti il magnifico organo del duomo di Valvasone (Pordenone) impreziosito dai dipinti di Pomponio Amalteo (1505-1588) – per giungere agli straordinari strumenti contemporanei della ditta Zanin di Codroipo (Udine), conosciuta in tutto il mondo per l’alta qualità. In mezzo, migliaia di strumenti – molti dei quali distrutti dal terremoto del 1976, ma ricostruiti – che in questi anni il coro Polifonico di Ruda ha deciso di catalogare in una serie di volumi partendo dalle diocesi di Trieste, Gorizia e Udine.
Nei decenni l’arte organaria in regione è diventata anche sinonimo di posti di lavoro, insomma di possibilità di crearsi una attività che sia redditizia e che possa permettere all’artigiano di prosperare e tramandare quest’arte particolare. È il caso di Roberto Gri, musicista, organista, già apprendista alla ditta Zanin, che da alcuni anni si è messo in proprio e scommette sulle proprie qualità. A Castions di Zoppola, a pochi chilometri da Pordenone, ha una azienda cui fanno riferimento altri tre giovani organari; e in pochi anni il lavoro aumenta. «Proprio in questi giorni» dice Gri «ho completato il primo lotto del restauro dell’organo monumentale del duomo di San Vito al Tagliamento, uno strumento a quattro tastiere e pedaliera e 70 registri sonori. Una consolle nuova comanderà tutti i corpi dell’organo, mentre quella attuale, a due tastiere, comanderà la parte fonica esistente. Si potranno utilizzare le due consolle in contemporanea, come se ci fossero due strumenti distinti.
Non è l’unico restauro che la giovane azienda ha in corso in Friuli, area dove nei secoli scorsi hanno lavorato varie e note famiglie: Nacchini, Bossi, Mascioni e Callido – tanto per fare qualche esempio – che hanno lasciato delle perle ancora oggi ascoltabili nella loro possanza e bellezza nei concerti che tanto in primavera quanto d’autunno vengono organizzati nei vari centri della regione. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova