Lyda Borrelli, la diva che per amore abbandonò le scene
Sposò il conte Cini, che cancellò ogni traccia del suo passato Ora una mostra a Venezia ne riscopre valore e modernità

Potremmo definirla “la donna che visse due volte”. Due vite in una, vissute entrambe con eguale passione: la prima, quella pubblica, di osannata attrice teatrale e diva assoluta del cinema muto italiano; la seconda, quella privata, di moglie di Vittorio Cini e madre di quattro figli: Giorgio, Mynna, Yana e Ylda. Nel 1918, all’apice del successo, dopo aver ottenuto tutti i riconoscimenti possibili nella sua carriera di attrice, la diva Lyda Borrelli lascia il palcoscenico perché si innamora e abbandona il suo pubblico per dedicarsi alla vita familiare. Il conte Vittorio Cini, dopo il matrimonio, fa togliere dalla circolazione tutti i film che la moglie aveva girato, oltre ai materiali che riguardavano la sua precedente carriera di attrice, di cui in casa non si farà quasi più menzione. Lyda però provvede a conservare buona parte di quella documentazione nella sua casa di Roma, cosciente del valore che il suo passato artistico avrà nel tempo.
Oggi la Fondazione Giorgio Cini, in accordo e con il sostegno degli eredi di Lyda Borelli, ha deciso di omaggiare questa straordinaria figura di donna, icona di modernità e dello spirito d’avanguardia del Novecento, dedicandole finalmente una mostra che espone, per la prima volta in pubblico, fotografie, ritratti, album di ritagli di giornale, steroscopie e recensioni sulla Borelli, oltre a libri con dediche e lettere a lei indirizzate che portano la firma di Gabriele D’Annunzio, Ada Negri, Matilde Serao, Guido Gozzano e molti altri. Materiale prezioso che la nipote Domizia Alliata assieme ai suoi fratelli, ha voluto rendere pubblico per dare l’opportunità di studiare a fondo la figura di questa loro nonna materna che fu capace di segnare un’epoca con la propria personalità.
“Lyda Borelli primadonna del Novecento” è allestita a Palazzo Cini a San Vio fino al 15 novembre prossimo. A curarla è stata Maria Ida Biggi, direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Cini, che ha voluto puntare l’obiettivo soprattutto sulla carriera teatrale dell’attrice, dai grandi successi sui palcoscenici di tutta Italia fino alle trionfali tournée in Sudamerica e in Europa. ù
Figlia d’arte, nata a La Spezia nel 1887, Lyda Borelli inizia a calcare le scene ad appena 14 anni. Affascinante, magnetica, sinuosa, estremamente elegante, la Borelli è una donna di eccezionale bellezza ma anche di rara capacità espressiva. Affronta il proprio lavoro con una ricerca continua e uno studio attento dei ruoli e delle sceneggiature. Lavora con i più grandi attori dell’epoca, da Ruggero Ruggeri a Ermete Novelli, Antonio Gandusio, Ugo Piperno, incarnando nell’immaginario collettivo il modello della donna-diva del nuovo secolo, icona di stile e di emancipazione. Le piace guidare automobili e sperimentare l’ebbrezza del volo, si fa ritrarre mentre corre sui pattini, stupisce il pubblico indossando in scena, nel 1911, le jupe-culotte, i primi pantaloni femminili. Conscia della potenza della propria immagine, ispira fotografi e artisti del primo Novecento che la ritraggono instancabilmente. Dal 1913 al 1918 poi il passaggio sul grande schermo, con 13 film muti interpretati da Lyda Borelli con enorme successo di critica e di pubblico. Cinque di questi lungometraggi verranno riproposti al pubblico nella rassegna “Lyda Borelli diva cinematografica” che si svolgerà tra il Teatro La Fenice (4 settembre), la Casa del Cinema – Videoteca Pasinetti (19, 21, 22 settembre) e l’Ateneo Veneto (10 novembre). Il primo appuntamento, nelle Sale Apollinee della Fenice, prevede la proiezione di “Rapsodia Satanica” (1917) con l’esecuzione dal vivo della musica di Pietro Mascagni.
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