Morta di cancro e ibernata: la Corte londinese ha fatto bene a concedere un sogno, a dare un senso al dolore di un’adolescente

Ci vogliono il coraggio e la voglia di vivere di una 14enne inglese per farci entrare nel grande mondo dell’impossibile, quel bisogno universale di esserci per sempre, di poter destinare alla scelta...

Ci vogliono il coraggio e la voglia di vivere di una 14enne inglese per farci entrare nel grande mondo dell’impossibile, quel bisogno universale di esserci per sempre, di poter destinare alla scelta quello che un tempo veniva pensato o richiesto alla visione onnipotente che abbiamo dato a molte religioni, visione voluta dall’uomo da sempre alla ricerca dell’immortalità.

La Corte di Londra concede l’ibernazione di quel corpo malato, usato, violato dal cancro, concede di farsi ibernare per potersi pensare ancora in vita in un altro tempo che verrà, quello presente nella versione immaginaria del futuro, che potrà far rivivere, sciogliendo quel ghiaccio magico, quel corpo sconfitto dal male. Per l’umano rappresenta da sempre un traguardo potersi rigenerare.

Biancaneve si addormenta e viene svegliata dal bacio di un principe coraggioso. La nostra ragazzina, intrepida, più che in un bacio crede nella vita, vuole un’altra chance per il poco tempo che ha avuto per apprezzarla veramente.

Dagli alchimisti alla pietra filosofale, alle mummie egizie sepolte con tutti i loro beni, passando anche la leggenda caricaturale di Frankestein, dove attraverso estenuanti volontà si voleva scoprire come far rivivere i morti, è una storia non molto lontana dal desiderio dell’uomo di sconfiggere la morte. Il ghiaccio è più plausibile, meno corrosivo e più cristallino, dà l’idea di fragilità ma anche di potersi trasformare quando viene sciolto, di potersi mostrare sotto altre forme.

L’adolescenza vive spesso sulle speranze, sul tentativo mai risolto di credere nel futuro, in questo caso nella forza della scienza di dare ai sogni un luogo concreto per rivelarsi e in fondo poter dire «perché no?». Chi aveva mai pensato che avremmo volato in giro per il mondo grazie ai nostri cellulari, sugli oceani, seguire con immagini la vita infinita dei nostri contatti, da quelli fantasiosi a quelli naturali? Questo è il grande mondo di internet che ha reso tutti i nostri sogni possibili.

Lezioni di vita, sperare sempre perché la voglia di vivere è sempre superiore alle catastrofi della razionalità, quella che ci rende possibile l’impossibile. Il grande mondo del dolore e della malattia si incrociano sulle idee, pensieri e sogni di tutto ciò che il male ci fa perdere, soprattutto quel grande mondo interiore che ci fa pensare che se il cuore può battere, può battere in altri modi per sempre.

Ciò che riguarda la vita non è il respiro, il corpo che si sente, l’azione che determina la nostra esistenza, è quell’infinita capacità di desiderare, battersi per raggiungere, anche se marginalmente, una possibilità.

Siamo lontani dal dolore, dalla sofferenza, spesso non sappiamo quanto i bambini e gli adolescenti sono sopraffatti e dominati da mali tremendi, siamo sordi e non sappiamo ascoltare le loro storie, siamo una società che non capisce più il grande valore dell’utopia e del desiderio e, soprattutto, di poter pensare che le persone che lottano siano persone speciali che vogliono anche non solo darsi un’occasione, ma pensare proprio che la vita che stanno perdendo deve avere un senso.

Allora, la Corte londinese ha fatto bene a concedere un sogno, a dare un senso al dolore e alla fatica di una adolescente che ha dovuto compiere su se stessa un cammino faticoso di consapevolezza. Il ghiaccio come in una fiaba è riuscito ad imprigionare i nostri sentimenti di adulti caparbi e spesso incapaci di dare alla speranza un suo senso.

La nostra piccola ragazzina ci ha insegnato, oggi, a dare ancora una chance all’umanità.

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