Ogni parola racconta una storia Balzano e i doni dell’etimologia
Autore scoperto dal Premio Campiello, che ha vinto nel 2014 con “L’ultimo arrivato”, Marco Balzano si è preso una pausa dalla narrativa (lo scorso anno è arrivato secondo allo Strega con “Resto qui”), per pubblicare un piccolo libro, da oggi in libreria, dedicato alla etimologia. In “Le parole sono importanti” (Einaudi, pp 110, 12 euro) Balzano si interroga sulla origine di dieci parole, da “felicità” a “confine”, da “divertimento” a “social”, per raccontare come dentro la storia delle parole, dietro la loro formazione ci sia anche la loro verità più autentica.
È un tema che nel Novecento la filosofia ha affrontato spesso, provando qualche volta anche a forzare le etimologie pur di spremere alle parole la loro verità, ma Balzano non si spinge a tanto. La sua logica è quella non dell’archeologo che scava, ma quella del curioso che si imbatte in piccole evidenze e se le porta a casa.
In modo diverso
Per esempio in “divertimento” prova a spiegare che il termine si presta a due letture distinte. Una, più autentica, porta verso il “divertere”, l’allontanarsi dalla strada consueta, l’usare lo sguardo in modo diverso. E in questo senso divertirsi significa rinnovare, trasgredire, usare l’ironia. L’altra, meno diretta, porta il “divertimento” verso la distrazione, verso la banalizzazione, verso la ripetizione e lo svuotamento. Insomma già nella parola si scopre che divertirsi veramente non è allontanarsi dalla realtà, ma guardarla in modo diverso. Lo stesso vale per le altre parole, che possono essere travisate e private di spessore, oppure diventare rivelatrici.
Come “confine”, ad esempio, che non vuol dire affatto separazione, ma semmai possibilità di incontrarsi. Perché se il “limes” è la linea che separa, il confine, come indica chiaramente il “con”, è una linea che si apre, è frontiera nel senso che si sta uno di fronte all’altro e non necessariamente per scontrarsi. Ma anche “scuola”, termine caro a Balzano che è anche un insegnante, può aprirsi a diversi orizzonti se si guarda alla sua origine. Perché il suo significato originario rimanda al tempo libero, inteso non come spreco, ma come dimensione in cui poter crescere al di fuori e prima degli impegni lavorativi.
Terra e desiderio
Ecco allora che una “scuola” che viene vissuta come avviamento al lavoro diventa contraddizione in termini, una parola che nega se stessa. E invece Balzano sogna una scuola in cui si insegni etimologia, come quel suo professore che gli spiegava che “uomo” viene da “humus”, contiene quindi la terra, la fisicità, il desiderio.
Lezione di parola – ricorda lo scrittore – ma soprattutto di vita. —
Nicolò Menniti-Ippolito
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